“Anch’io sono sbarcato a Lampedusa. Ora aiuto i poveri per sdebitarmi con la vita”

papa1Un’altra nottata e mattinata di sbarchi in Sicilia. Sono 198 i migranti sbarcati a Catania nella solo giornata di giovedì 31 ottobre. I profughi sono stati soccorsi dalla nave “Espero” della Marina militare che li ha recuperati nel Canale di Sicilia. Nel gruppo ci sono anche quattro gestanti. I profughi da identificare saranno ospitati al Palaspedini di Catania, quelli già identificati sono stati destinati al Cara di Mineo. Mentre non si arresta l’esodo di massa dei profughi verso le coste italiane e le strutture di accoglienza sono ormai al collasso, non si interrompe la generosità degli abitanti dell’isola.

Una famiglia di Lampedusa ha portato la propria testimonianza al pellegrinaggio mondiale delle famiglie, il 26 ottobre a Piazza San Pietro.

Commovente la storia raccontata da mamma Grazia, casalinga, papà Vincenzo, pescatore, e le loro figlie Nunzia e Maria Chiara. Con loro anche Elison, un ingegnere agrario nigeriano, sbarcato a Lampedusa nell’inverno del 2011.  “Sono stato accolto e queste persone sono diventate la mia nuova famiglia. Ora ho una vita nuova e ogni settimana porto da mangiare ai poveri. È un gesto piccolo ma è un modo per sdebitarmi con la vita”, ha detto l’uomo a Papa Francesco.

Quello che abbiamo fatto noi, l’ha fatto tutta l’isola. Per noi è la normalità, non abbiamo fatto nulla di speciale. Abbiamo scrutato in silenzio nei loro occhi, pieni di paura. E senza parole, ci hanno parlato di una tragedia universale, di ferite nel cuore che spesso rimangono incurate”, ha proseguito il racconto Grazia.

E riferendosi al naufragio del 3 ottobre, costato la vita a 366 profughi, Vincenzo ha concluso il suo intervento con una straziante riflessione: “Quei bambini schiaffeggiati dalle onde del mare sono i nostri figli. E quei corpi che galleggiavano privi di vita siamo noi”.

Ecco il video della testimonianza.