Aurora: “Dopo tre anni e mezzo, fermi ancora al primo passo: ottenere il decreto di idoneità”

abbraccioLa storia di Aurora assomiglia a quella di tante coppie che provano ad adottare e incontrano ostacoli infiniti alla loro volontà e alla speranza di accogliere un bambino come figlio.

Lei  e suo marito non si sono arresi, continuano a lottare. Anche se, in tre anni e mezzo, sono fermi ancora al primo passo: ottenere il decreto di idoneità.

Lasciamo che a parlare siano la loro storia, le loro lacrime, la loro rabbia, la loro tenacia. La cronaca di un iter che di lineare ha solo il loro desiderio chiaro e forte di adottare.

“Sostengo con tutte le mie forze la proposta di Riforma delle Adozioni Internazionali proposta da Ai.Bi. Questa è l’esperienza della nostra famiglia, cercherò di raccontarla in modo dettagliato e non troppo viscerale. Anche se sia io sia mio marito siamo passionali e spontanei. In Tribunale, dopo il primo decreto, ci siamo alzati in piedi e abbiamo detto: Voi volete che ad adottare siano solo calciatori e veline!. Forse è stato un errore, ma io sono abituata a parlare chiaro. Visto che una delle obiezioni alla mia idoneità era il fatto che io avessi un lavoro e quindi poco tempo da dedicare alla famiglia, mi chiedo: se bisogna garantire un buon tenore di vita ai figli e tuttavia non lavorare per avere tutto il tempo disponibile per stare con loro, chi mai sarà idoneo? Un milionario? Un’ereditiera, che può permettersi il lusso di vivere di rendita? E tutti gli altri?

Ma veniamo al racconto di questa via crucis.

Deposito Dichiarazione di Disponibilità ad inizio Marzo 2010, inizio colloqui con i Servizi Sociali dieci mesi dopo (gli incontri con la psicologa incaricata sono stati solo 2 della durata ognuno di 50 minuti), prima udienza in Tribunale con i giudici onorari un anno e mezzo dopo, a cui segue una seconda udienza in Tribunale (ci hanno detto che la prima non era regolare in quanto i giudici erano due donne e non di sesso opposto!).

Passano ben altri 10 mesi di attesa per ricevere un Decreto di Non Idoneità (basato esclusivamente sui due incontri avuti con la psicologa dei Servizi Sociali), deposito del Ricorso in Appello  il giorno del mio 40-simo compleanno (bel modo di festeggiare, eh!?!), perizie neuropsichiatriche e psicologiche a go-go, prima udienza in appello a fine del 2012, richiesta da parte del Tribunale di Appello di un nostro percorso psicologico presso altra ASL della Provincia per un tempo minimo di 6 mesi…

Accettiamo e ricominciamo… Facciamo in questo caso ben 11 incontri con una nuova psicologa della durata ognuno di circa 1 ora e mezza.

All’inizio di questo mese ci presentiamo per la seconda Udienza in Appello. Risultato: una relazione psicosociale da parte di questi nuovi Servizi Sociali splendida, altamente positiva come da loro riportato. Purtroppo mettendo a confronto le due relazioni (quella prodotta dai primi Servizi Sociali e quella dei Servizi Sociali a cui siamo stati affidati in appello) sale tanta rabbia: o fatti riportati sono gli stessi…

Sapete quanto cambia quando, descrivendo i fatti, si aggiungono aggettivi, si portano motivazioni, ci si mette davvero in sintonia con il vissuto della coppia? Cambia il destino di una famiglia!

Cambia la possibilità di accogliere un bambino e farlo sentire il dono più speciale della nostra esistenza. Noi siamo ancora in attesa del Decreto di Appello, ma comunque andrà, siamo felici di averci provato, di aver lottato per nostro figlio. Fino a che ci sarà una possibilità non ci vogliamo arrendere perché, se noi cediamo di fronte all’indifferenza del sistema e della burocrazia, chi ascolterà e sosterrà questi bambini che chiedono solo di avere una mamma e un papà e non hanno mezzi per gridare questo loro desiderio, se non con il silenzio e l’attesa piena di speranza?

Tante coppie che avevamo conosciuto all’inizio del nostro percorso si sono arrese. Se noi resistiamo, io credo sia merito di nostra figlia. Sì perché io ho già una figlia biologica e, a volte, mi sembra di dover chiedere scusa per questo. Come se, visto che sono già mamma, fosse una pretesa eccessiva voler anche adottare.

Eppure è proprio perché vedo la gioia di vivere della mia bambina, proprio perché ogni giorno la guardo crescere serena, sveglia, allegra, penso che sarebbe bello regalare anche a un altro figlio, meno fortunato, le stesse opportunità.

Mio marito è un papà a tutto tondo, quando gli ho chiesto di provare ad adottare (sì, l’idea è stata mia!), ha accolto con slancio la proposta.

Noi non siamo disposti a tirarci indietro, anche se ogni volta si ricomincia da capo. ..

Siamo i genitori felici di una bimba felice. Non dovrebbe essere una garanzia anziché un handicap questo?