Bambino ucciso a Genova. Ma di chi è la responsabilità?

OmbraIl piccolo Alessandro è morto a Genova, lo scorso 17 marzo, dopo essere stato seviziato dalla madre Katerina Mathas e dal suo compagno Giovanni Rasero. Entrambi hanno ammesso di avere usato cocaina.

Sulla vicenda è intervenuta la Federcasalinghe Donneuropee: l’associazione ha affidato a un legale un mandato esplorativo per accertare se possano esistere responsabilità collaterali per quanto è accaduto ad Alessandro a carico del comune di Genova e di tutti gli enti preposti al controllo di nuclei familiari dove siano a rischio i bambini.

La richiesta dell’associazione solleva una questione legittima e di fondamentale importanza: la responsabilità va allargata anche a coloro che avrebbero potuto allontanare il bambino da genitori con una dipendenza dalle droghe già conclamata?

Quello di Genova, purtroppo, non è l’unico caso in cui i bambini si trovano in balia di genitori che li trascurano e usano violenze nei loro confronti. E non è solo la brutalità a uccidere questi figli di nessuno, ma è anche la noncuranza e l’abbandono morale e materiale in cui vengono confinati. Tutti ricordano il caso dei due fratellini Pappalardi di Gravina di Puglia, per citare un caso altrettanto drammatico, morti in fondo a un pozzo lo scorso marzo 2008. All’epoca il padre non aveva nemmeno la minima idea di che fine avessero fatto i suoi bambini e questo perché i due fratellini si trovavano in uno stato di evidente abbandono.

Anche il quel caso, quindi, la legge non sarebbe stata applicata laddove prevede l’allontanamento dalla famiglia e la dichiarazione di adottabilità nei casi di “abbandono morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi” (legge 184 art. 8).

E intanto i bambini sono esposti a rischi dai quali nessuno può proteggerli.