Bari: sono incinta del mio bambino già nato.

Un figlio è un dono e come tale va atteso, anzi bisogna imparare ad attenderlo. La lettera aperta di una giovane donna pugliese che sembra essere una vera e propria testimonianza in questo senso. Una riflessione nata in seguito all’incontro promosso dal Movimento di  Famiglie di Ai.bi in Puglia in occasione della festa dei nonni. Riceviamo e pubblichiamo un estratto di questa lettera apparsa sul Forum di Amici dei Bambini nello spazio dedicato al gruppo familiare locale di Bari.

“Tempo fa ho comprato una piccola icona rappresentante Maria che stringe a sé Gesù ed è appoggiata a Giuseppe che la accoglie con amore in un tenero abbraccio  che ho appeso in camera da letto. Non ho mai pensato di farla benedire. Mai. Eppure dopo molto tempo, diversi mesi, una notte ho sognato quel quadretto, ho sognato che lo guardavo e chiedevo: “Madonnina mia perché tu a me un bambino non lo vuoi dare? Allora il quadro ha preso vita: la Madonna con uno sguardo amorevole mi ha guardata, ha allungato le braccia verso di me e, porgendomi Gesù Bambino, mi ha detto: “io ce l’ho un bambino per te, sei tu che non lo vuoi”. Inutile dire che quel sogno mi ha messo in crisi. Mi chiedevo cosa significasse. Perché la Madonna mi diceva che ero io a non volere un figlio quando era ciò che più avrei desiderato al mondo? Forse voleva dirmi che avrei dovuto fare qualcosa. E cosa avrei potuto fare? Credendo, alla fine, di aver capito, ho deciso di sottopormi alla fecondazione assistita. Ma non è successo nulla. Cosa voleva dirmi allora la Madonna? Forse dovevo tentare ancora o forse dovevamo avviare la pratica di adozione? Proprio come avevamo sempre pensato di fare, sin da fidanzati ! Allora ci siamo rimessi in lista d’attesa per la fecondazione assistita, anche se mio marito era contrario e io no ne ero molto convinta, e, allo stesso tempo, abbiamo iniziato a preparare la documentazione per la domanda di adozione. E ho nuovamente sognato la Madonna. Questa volta non aveva uno sguardo amorevole. Aveva le sembianze di una giovanissima ragazza, passava davanti al lettino del ginecologo sul quale ero sdraiata in attesa di essere visitata e mi diceva, guardandomi con severità: “sto ancora aspettando una risposta”. Quel sogno mi ha messo molta agitazione. Cosa significava? Che risposta stava aspettando? Abbiamo iniziato i colloqui con gli assistenti sociali mentre attendevamo di sapere l’esito della fecondazione. Se solo fossi stata più attenta alle parole, ma soprattutto al gesto della Madonna, avrei capito subito che la nostra strada era quella della adozione. La Madonna, infatti, mi porgeva il Bambino, mi porgeva un bambino GIÀ NATO, nostro figlio è già nato, ci sta solo aspettando! Finalmente avevo capito. E quando sono andata dal ginecologo per fare la visita di controllo e lui mi ha invitata a ritentare perché c’erano tutti i presupposti per una buona riuscita ho avuto l’impulso violento di alzarmi e andare via. Gli ho detto che non avrei mai più fatto la fecondazione assistita e che avremmo sicuramente adottato un bambino. Ecco la risposta che la Madonna stava aspettando. Quando sono scesa dallo studio del ginecologo, nel tragitto che andava dal portone alla macchina ho iniziato a provare una immensa gioia, ho pianto di felicità perché mi sentivo incinta, incinta del mio bambino già nato.
Da allora R. ed io stavamo camminando spediti, mano nella mano, lungo la strada che ci avrebbe ad abbracciare nostro figlio. Ma gli eventi che hanno sconvolto recentemente la mia vita  hanno oscurato la strada. Mi sono fermata a prendere fiato. Prima del trasloco ho avuto cura di prendere quel quadretto, avvolgerlo ben bene in una carta e portarlo a casa di mamma (non mi sono fidata di affidarlo con il resto della nostra casa ai traslocatori) eppure quel quadretto è rimasto avvolto in quella carta a lungo. Non avevo il coraggio di scartarlo, di guardarlo.
Domenica sera, al rientro dalla nostra magnifica giornata, ho sentito il bisogno di vederlo, di toccarlo e ho avuto la forza di farlo. Mi sono rimessa in cammino, al fianco di mio marito, con il sorriso nel cuore. Grazie”