Bibbiano. La lettera di un papà al Corriere: “Non demolite l’affido”

L’appello di un padre per un’importante forma di accoglienza: “Non disperdiamo il bene che è capace di generare”

Le inquietanti notizie emerse dall’indagine avviata dalla procura di Reggio Emilia sulle vicende di Bibbiano hanno sollevato un polverone mediatico attorno al mondo dell’affido. Tanto che alcune organizzazioni del terzo settore hanno preso carta e penna per scrivere ai giornali e chiedere di sottolineare le (tante) esperienze positive.

Tuttavia a scrivere a un giornale ora è anche un papà, che, con una lettera a Elisabetta Soglio de Il Corriere della Sera, ha lanciato il suo appello a non demolire questa preziosa forma di accoglienza. La pubblichiamo di seguito:

Cara Elisabetta, le notizie che giungono da Reggio Emilia su un sistema deviato negli affidi dei minori sono semplicemente aberranti. Hanno contorni che, se confermati, presentano qualcosa di diabolico. C’è stata sicuramente un po’ di esagerazione nei toni da parte di alcuni media, e di conseguenza una strumentalizzazione politica, ma ciò nulla toglie alla gravità dei fatti contestati dalla Procura. Detto questo, intravedo un grande rischio: che la valanga innescata da questa inchiesta finisca per travolgere l’intero istituto dell’affidamento di minori.

Lo dico perché le roboanti dichiarazioni di esponenti politici sembrano voler mettere in discussione da cima a fondo una realtà che invece andrebbe tutelata, valorizzata e certamente migliorata per quel bene che è capace di creare innanzitutto per i bambini. Le famiglie affidatarie rappresentano infatti una grande risorsa per il nostro Paese: sono protagoniste attive di un welfare di comunità che rende concreta quella sussidiarietà di cui tanto si parla. Costituiscono un bene prezioso che va difeso, anche intervenendo con durezza per stanare le mele marce. Ma non va demolito.

In una società ormai preda di individualismo esasperato, le famiglie affidatarie sono uno straordinario esempio di amore gratuito, disinteressato, finalizzato al solo bene dei bambini. Un padre e una madre, con figli naturali o meno, aprono le porte della loro casa (e quindi del loro cuore) per accogliere un bimbo o una bimba (o anche più di uno) che in un determinato momento storico non può ricevere l’amore, il calore e l’affetto di una famiglia. E lo fanno sapendo che da un giorno all’altro questo piccolo gli può essere tolto per fare ritorno nel nucleo di origine. Obiettivo dell’affido guai a dimenticarlo è il rientro dei bambini nelle loro famiglie naturali, una volta che queste si siano ristabilite. Purtroppo è una condizione che non sempre si verifica.

L’affido non è una scorciatoia per l’adozione, né tantomeno un business per intercettare sovvenzioni pubbliche (se è un problema, togliete pure quelle poche risorse che vengono date alle famiglie!); non è una fredda imposizione dello Stato che gode nel danneggiare qualcuno. No, è solo un gesto di amore che nasce da una sovrabbondanza di bene che alberga tra un uomo e una donna,.con o senza figli, che può essere condivisa con chi in quel momento ne ha più bisogno di altri. L’affido è difficile, complesso, estremamente delicato e impegnativo. Ma ha un potere di rigenerazione umana per i bambini coinvolti che è unico nel suo genere. È vero, per come funziona oggi in Italia, il sistema degli affidi richiede una maggiore presenza dei Servizi sociali (quindi più personale e più competenze), maggiori controlli per stringere le maglie ed evitare situazioni come quelle di Reggio Emilia, più sostegno e accompagnamento alle famiglie affidatarie (non in termini economici!) che non vanno lasciate sole nel gestire questa situazione ma aiutate ad entrare in ma rete. Richiede anche uno sforzo in più nel cercare di coinvolgere ove possibile le famiglie di origine.

L’affido ha bisogno di tutto questo ma non di essere demolito. Non disperdiamo il bene che è capace di generare. Lavoriamo tutti insieme istituzioni, magistratura, servizi sociali, politica, associazioni e famiglie per tutelare quanto di buono c’è nell’affido e punire con le armi della giustizia chi infanga questa bellissima realtà.

G. padre affidatario