Bielorussia: L’Avib a congresso, momento decisivo

Sabato 23 maggio, si terrà a Roma il Congresso AVIB-Associazioni di volontariato per la Bielorussia.

Si preannuncia come un congresso importante, che verosimilmente avvierà un processo di rinnovamento all’interno dell’AVIB, magari anche con qualche spaccatura. Nel documento programmatico per il congresso, inviato dal presidente attuale, Raffaele Iosa, si parla infatti esplicitamente di un’Avib aperta a tutti ma non per tutti e dell’impossibilità di realizzare una federazione in grado di accogliere tutte le associazioni.

Ecco una parte del documento. «L’intenso lavoro di confronto tra associazioni, gli incontri e la consultazione evidenziano una questione di fondo sul futuro dell’AVIB. Questi mesi ci hanno dolorosamente insegnato che è forse improbabile realizzare una federazione in grado di accogliere tutte le associazioni.

Proponiamo quindi per il prossimo Congresso la seguente “mappa dei valori“, che è il perfezionamento di una precedente “Carta dei valori”, mai di fatto applicata, come soglia di qualità e “patto di partecipazione” delle associazioni che intendono aderire al nuovo AVIB, e che le associazioni liberamente e volontariamente sono chiamate ad accettare tra loro.
• La centralità dell’accoglienza come “dono gratuito” di “famiglie a tempo” con affettività senza ricatti verso i bambini. Separazione tra “ospitalità” ed “adozioni” per evitare confusioni che condizionino negativamente gli stili di organizzazione dei soggiorni e le attese delle famiglie. Non abbiamo nulla contro le adozioni, ma non si fa ospitalità in prospettiva principale di un’adozione facilitata. No a messaggi ambigui da parte delle associazioni su questo tema.
• La centralità dell’aiuto non solo sanitario ma anche affettivo e sociale come “opportunità” che aiuta ragazzi altrimenti a rischio a crescere meglio, con una relazione lunga nel tempo, che vada oltre le ospitalità e aiuti questi ragazzi all’autoderminazione, soprattutto in patria o dove autonomamente sceglieranno, senza ricatti. Quindi: non soggiorni di “corpi radiati dal cesio”, né di “pseudo-figli” a cui dare un nostro narcisismo proprietario, ma aiuti solidali a persone che vogliamo autonome e libere nelle scelte di vita, senza condizionamenti. Quindi: impegno e aiuto continuo nella minore età, ma anche dopo i 18 anni, non solo con i soggiorni ma con la cooperazione in Bielorussia e aiuti individualizzati.
• Nessuna simpatia per soggiorni organizzati come “agenzie di viaggio”, attenzione invece alla selezione delle famiglie, alla loro formazione, alla solidarietà tra loro, al volontariato di territorio, ai soggiorni come opportunità comunitarie, sociali ed educative.
• Massima necessità di contenere i costi dei soggiorni ed azioni concrete di autofinanziamento provenienti dal volontariato. Più socialità e meno individualismo.
• Trasparenza con le famiglie sui progetti di soggiorno, le attività di cooperazione e sui costi, considerando le famiglie parte attiva dell’associazione e non clienti.
• Necessità di rivedere la questione dei giorni complessivi ad anno, per individuare elementi di qualità (opportunità sociali, educative, sanitarie, ecc..) che motivino la quantità dei giorni (qualsiasi essi siano) con regole semplici e verificabili. No a “deroghe dell’ultimo minuto” fatte su pressioni emotive e diseducative. Possibilità invece di aumentare i 90 giorni se in presenza di progetti annuali di qualità reale (sociale, educativa, culturale) ma restando attorno ai periodi delle vacanze scolastiche per non perdere la scuola, che è per questi ragazzi un’opportunità formidabile per il futuro. Piuttosto, in una prospettiva lungo la vita, attuare forme di permessi studio ad hoc non per allungare i soggiorni né sostituirli alle adozioni, ma per favorire nuove opportunità. Al proposito, più attenzione all’adolescenza e alla transizione alla vita adulta dei ragazzi, il loro periodo più difficile, per dare speranze concrete sul loro futuro, in patria e fuori.
• Pieno rispetto delle tradizioni, delle leggi e delle scelte del popolo bielorusso, con relazioni amichevoli sempre franche e bilaterali per un’amichevole reciprocità senza colonialismi.
• Impegno per allargare la nostra cooperazione in Bielorussia dall’emergenza a progetti strutturali che uniscano le forze delle diverse associazioni. Quindi sì a progetti comuni e integrati, quali ad esempio la chiusura degli internati e il miglioramento della vita nei villaggi poveri con forme attive di aiuto. Sempre con reciprocità e senza colonialismo.
• Un aiuto concreto da parte di una federazione che funzioni (in Italia e in Bielorussia) come servizio, coordinamento, patronato, rappresentanza efficace e concretamente operativa. Una federazione aperta, partecipata da associazioni o gruppi locali (anche facenti parti di organizzazioni nazionali o pluri-regionali) con un forte radicamento territoriale, non in concorrenza fra loro ma, al contrario, vogliose di condividere e valorizzare le ricchezze delle proprie peculiarità ed esperienze, mettendosi “in rete” anche per un mutuo supporto.

 

(Fonte: Vita.it)