Bolzano. Classe separata per i migranti: l’intendenza scolastica blocca l’iniziativa alla Goethe

Il 28 agosto era stata annunciata la creazione di una prima classe composta esclusivamente da alunni migranti che non parlano il tedesco. La preside “Non posso trascurare i bambini di madrelingua tedesca”. Le reazioni della politica e della società civile

Il dibattito sull’integrazione scolastica dei bambini con background migratorio ha raggiunto un nuovo apice a Bolzano, presso la scuola elementare di lingua tedesca Goethe.

La classe ghetto

Il 28 agosto era stata annunciata la creazione di una prima classe composta esclusivamente da alunni  migranti che non parlano il tedesco.
Un’iniziativa volta, secondo la preside Christina Holzer, a facilitare l’apprendimento della lingua tedesca per quei bambini che partono da zero. “Devo garantire l’insegnamento a tutti, ma non posso trascurare i bambini di madrelingua tedesca” ha spiegato la dirigente, evidenziando come il 40% degli alunni, pur essendo italiani, abbia difficoltà linguistiche. La preside ha inoltre sottolineato che su un totale di 500 alunni, solo 47 sono effettivamente stranieri.

Le reazioni

Tuttavia, la decisione ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, e l’assessore Philipp Achammer si sono espressi nettamente contro la formazione di classi “ghetto”, ritenendola una misura contraria ai principi di inclusione promossi dalle politiche provinciali. Kompatscher ha dichiarato che la scuola deve essere un luogo di integrazione, dove bambini di diverse culture e competenze linguistiche possono crescere insieme. Di parere opposto è il consigliere provinciale Jürgen Wirth Anderlan della lista JWA, che ha sostenuto con forza l’iniziativa. Secondo lui, la crescente presenza di bambini stranieri nelle scuole di lingua tedesca sta penalizzando i bambini locali, riducendoli a una minoranza. “Questa decisione è solo un primo passo. L’Alto Adige ha bisogno di corsi di tedesco per i bambini di madrelingua tedesca”, ha affermato.

La risoluzione

A risolvere la questione è intervenuta l’intendente scolastica Sigrun Falkensteiner, che ha imposto lo stop alla classe separata. “Non darò l’ok se la suddivisione delle classi non rispetterà le norme che vietano la discriminazione”, ha dichiarato, ribadendo l’importanza di evitare qualsiasi forma di segregazione scolastica.
Anche la germanista Andrea Abel, professoressa all’Università di Bolzano e direttrice dell’Istituto per la ricerca linguistica presso l’Eurac, ha criticato l’idea di classi separate. Abel ha spiegato che, secondo vari studi, le classi speciali non ottengono i risultati sperati. Al contrario, queste divisioni possono creare effetti negativi sia dal punto di vista cognitivo che sociale. Inoltre, ha messo in discussione il concetto di “madrelingua”, nato nel contesto dei nazionalismi ottocenteschi, e ha suggerito che potrebbe essere il momento di rivedere certi presupposti ideologici per promuovere una scuola più aperta e inclusiva.
La questione solleva interrogativi più ampi su come integrare al meglio gli alunni con difficoltà linguistiche senza isolare gruppi specifici, e mette in luce la necessità di un approccio che favorisca l’inclusione in tutte le sue forme.

[Fonte: Alto Adige]