Brescia: inflitti 5 anni a una coppia che ha affittato l’utero di un’ucraina

utero in affitto200Cosa non si farebbe pur di avere un figlio; anche registrare illegalmente, come proprio, un bambino nato all’estero con fecondazione eterologa, da un utero preso “in affitto”. Oppure farsi praticare un taglio sulla pancia, per fingere un parto cesareo, addirittura gemellare. Son questi gli improbabili escamotage che sarebbero stati orchestrati da una coppia di Iseo, in Provincia di Brescia, che il Tribunale ha condannato a 5 anni e un mese di detenzione per alterazione dello stato civile. La verità, per ora, è negli atti, e la giustizia farà il suo corso, ma la vicenda è di quelle che fa comunque discutere.

A poche settimane di distanza dalla notizia riguardante una coppia di Crema, a cui è stato tolto un bambino ottenuto all’estero tramite la pratica dell’”utero in affitto”, spunta dunque un caso analogo, dai risvolti forse ancora più inquietanti. Ma altri casi simili – è presumibile  – spunteranno in futuro, se si considera che il cosiddetto turismo procreativo sembra essere ormai una realtà, per le coppie italiane: nel 2011, infatti, sono state ben 4 mila quelle recatesi all’estero per ricorrere a questo tipo di soluzioni “alternative”.

Si feconda una donna straniera con il seme di lui, le si “affitta” l’utero per nove mesi, al termine dei quali si salda il conto, si “ritira” il bambino e lo si porta in Italia, per registrarlo come proprio: è questa, stando alla cronaca, l’usanza che sembra aver preso piede oggi in Italia, dove vige il divieto di fecondazione eterologa. Figli ottenuti su ordinazione, dunque, attraverso procedure che stridono con la legalità e la stessa ragionevolezza umana.

Ma se da una parte colpisce l’ostinazione di tante coppie, che pur di avere un figlio sono pronte a sfidare non solo la legge, ma le basilari regole di buon senso stabilite da Madre Natura, dall’altra non si può non prendere in considerazione il disagio di chi non ha – o pensa di non avere – altri strumenti a disposizione per soddisfare il proprio desiderio di paternità e maternità.

In situazioni come queste, infatti, dove a perdere sono tutti (dalla coppie, condannate e private dei figli, ai figli stessi, venuti al mondo con modalità poco invidiabili, per finire con i giudici, chiamati a pronunciarsi su casi drammatici e delicati), non ci si può non porre una domanda, semplice ma non banale: favorire il sistema delle adozioni, alleggerendone il carico economico e burocratico, non eviterebbe tante complicazioni, rendendo felici  molte più persone?