Bruxelles, Ai.Bi: chiudere gli istituti entro il 2020 in tutto il mondo

“Gli istituti non sono la risposta al problema dell’abbandono minorile. L’esempio di molti Stati europei, in primis l’Italia in cui è stata resa obbligatoria la chiusura degli orfanotrofi, dovrebbe essere adottato in maniera uniforme in ogni Paese del mondo.” E’ questa la proposta lanciata stamane a Bruxelles da Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., nel corso della Tavola Rotonda “Life after institutional care” promossa dall’associazione in collaborazione con la Regione Emilia Romagna.
Tra le istituzioni che parteciperanno ai lavori della mattinata figurano: Mariana Nedelcu (Segretario di Stato del Ministero rumeno del Lavoro e degli Affari Sociali), Danut Fleaca (Direttore del Dipartimento per gli Affari Sociali e dell’Infanzia rumeno), Monica Malaguti (Officer dei Servizi regionali per le politiche sociali dell’Emilia Romagna), Darinka Yankova (Ministero del Lavoro e della Protezione sociale, National Agency of Social Assistance).

“L’ONU e ogni altro competente organismo sovranazionale deve riconoscere ai minori fuori famiglia il diritto di essere accolti da una mamma e un papà e non solo assistiti. Per questo deve invitare e, ove possibile obbligare, ogni Stato al mondo a chiudere gli istituti entro il 2020. – ha continuato Griffini – Vivere e crescere in un istituto non solo è contrario al diritto primario del minore ad una famiglia, ma diviene anche un fattore di esclusione sociale nel momento in cui la permanenza in istituto è prolungata. Un bambino che ha trascorso l’intera infanzia in orfanotrofio, ed è costretto a lasciarlo al compimento della maggiore età, si trova totalmente impreparato ad affrontare la vita fuori dall’istituto”

Da qui la richiesta di Ai.Bi. di chiarire a livello giuridico, e in via uniforme nei vari Paesi, la differenza fra l’accoglienza familiare e l’assistenza prestata ai minori all’interno degli istituti e delle comunità con un numero elevato di minori.