Bruxelles, Ai.Bi.: dall’assistenza all’accoglienza

Le situazioni di abbandono in corso devono essere sospese, interrotte: bisogna intervenire al più presto affinché gli OFC siano “soccorsi” e accolti e non solo assistiti. Questo significa far si che l’accoglienza degli OFC da parte di una famiglia sia sempre possibile.

E’ questo quanto evidenziato da Ai.Bi. nel corso della Tavola Rotonda “Life after institutional care” promossa dall’associazione in collaborazione con la Regione Emilia Romagna oggi a Bruxelles.

I minori che vivono all’interno di famiglie in gravi difficoltà dovranno essere temporaneamente allontanati da queste e collocati in affidamento familiare oppure in case famiglia caratterizzate dalla presenza stabile di una coppia o comunque da un ambiente familiare. Tra queste la scelta dipenderà dalla particolare situazione in cui si trova il minore: per quelli con particolari necessità o handicap, ad esempio, sarà preferibile l’accoglienza in una casa famiglia specializzata, ma in tutti gli altri casi la risposta per il minore sarà, in via temporanea, una famiglia affidataria.

L’affido ha valore solo quando è uno strumento temporaneo di accoglienza, nell’interesse del bambino a ricostruire i legami familiari spezzati. L’affido sine die va quindi superato, perché non permette al minore di essere inserito definitivamente in famiglia, di origine o adottiva. Per rilanciare l’affido occorre, quindi, che entrino in campo nuove forze e che la gestione dell’affido sia riconosciuta e assegnata alle associazioni familiari accreditate.

Infine Ai.Bi. ha anche evidenziato che è urgente una revisione della normativa sull’accoglienza residenziale che riconosca le diverse tipologie di Comunità e promuova le Comunità realmente familiari. AiBi ritiene debbano essere favorite le Case Famiglie gestite da famiglie – coppie di coniugi – nell’ambito di una normativa che ne riconosca le peculiarità.