Cambogia, adozioni: l’Italia da che parte sta?

Ad oggi non esiste una politica comune in merito alle adozioni internazionali dei minori in Cambogia.

E’ questo quanto è emerso dalle missioni di monitoraggio condotte in Cambogia dalle autorità di Stati Uniti, Francia e Italia nel mese di marzo.

Gli Stati Uniti hanno confermato la sospensione delle adozioni internazionali con il Paese, ribadendo che persiste la mancanza di trasparenza nelle procedure adottive così come aveva denunciato il Dipartimento di Stato americano nel dicembre 2001.

Al termine della missione, stessa decisione degli Stati Uniti anche per la Francia. Nel 2003 erano già state bloccate le adozioni dopo casi considerati al limite della legalità. Tre anni dopo il Governo ha favorito una timida ripresa delle adozioni (non più di 20 ogni anno) per quei casi in cui è stato possibile l’accertamento delle condizioni di adottabilità dei minori. Nel novembre 2008 la sospensione definitiva delle adozioni.

E l’Italia? La CAI, durante la missione a Phnom Penh negli scorsi 18-21 marzo, ha espresso l’intenzione di procedere al completamento delle 159 richieste di adozioni presentate dalle famiglie italiane.

Stati Uniti e Francia da una parte. Italia dall’altra. Politiche diverse per un problema comune.

Per questo motivo Ai.Bi. esprime grande preoccupazione: “Di fronte a realtà così complesse come il caso della Cambogia, abbiamo sempre richiesto al nostro Governo di farsi promotore di una strategia comune – ha detto Marco Griffini, Presidente di Amici dei Bambini – al fine di poter operare nel Paese nel pieno rispetto dei diritti dell’infanzia abbandonata. Il nostro appello non è stato raccolto e la conseguenza è che ciascuno opera con modalità differenti”.

“Chi sta tutelando davvero i diritti dei bambini abbandonati cambogiani e delle aspiranti famiglie adottive? La Francia e gli Stati Uniti che bloccano le adozioni denunciando la mancanza di trasparenza del sistema cambogiano o l’Italia che prosegue l’iter? – continua Griffini – Considero che i Paesi in questione, firmatari della Convenzione del’Aja (principale strumento di tutela dei minori abbandonati del 1993) debbano pretendere l’applicazione della stessa in Cambogia e in qualsiasi Paese d’origine del minore. Occorre che i Paesi in questione, quindi, inizino una Discussione all’interno della Conferenza dell’Aja nella quale stabilire una strategia comune.”