Cambogia: il preoccupante fenomeno del turismo degli orfanotrofi

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In Cambogia, da un po’ di tempo a questa parte, si sta sviluppando un nuovo, incredibile tipo di “turismo”. Quello che ha come punti di interesse non solo i templi remoti disseminati nelle varie province del Paese, o la capitale Phnom Penh, nota ai tempi del colonialismo come la “perla dell’Asia”, ma anche gli orfanotrofi. Sempre più spesso, infatti, i turisti occidentali si ritrovano a fare un “tour” delle strutture che ospitano molti bambini abbandonati, per far loro visita e spesso lasciare delle donazioni o dei regali.

Se da un lato, la spontanea generosità dei turisti a contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei minori potrebbe sembrare un gesto nobile e importante, dall’altro questa stessa azione potrebbe costituire un pericolo: quello di alimentare un business che non fa i reali interessi dei bambini, ma che arricchisce soltanto i direttori di alcuni orfanotrofi illegali che poco si interessano ai minori che vi risiedono.

Il vero problema è la disinformazione su queste strutture. I turisti, infatti, molto spesso non si informano sui vari orfanotrofi, e in buona fede lasciano offerte, pensando ingenuamente che il loro contributo aiuterà i piccoli abbandonati. Cosa non sempre avviene. Quando i turisti si avvicinano ai cancelli, sono gli stessi bimbi a invitarli dentro, per fare un giro, ignari di essere uno strumento di un modello ben strutturato di business.

Nonostante il numero dei bambini orfani di uno o ambo i genitori sia diminuito nel quinquennio 2005-2010, nello stesso periodo il numero degli orfanotrofi è aumentato del 75%, raggiungendo quota a 271, secondo gli ultimi dati del Ministero degli Affari Sociali. I minori che vivono negli orfanotrofi sono 12.000, di cui 3.000 sono orfani di uno o di entrambi i genitori.

Entrando in uno degli orfanotrofi legali della città di Siem Reap, il Children and Development Organization (CDO), per esempio, l’occhio cade subito su una grande lavagna che, invitando a fare donazioni, elenca le spese mensili della struttura che ospita 20 bambini: 250$ per il riso; 175$ per la stampa di volantini pubblicitari; 35$ per lo zucchero.Le donazioni da 10$ o 20$ da parte dei visitatori sono comuni. Ma, ancora più frequenti sono i regali dei turisti: giocattoli, libri o dolcetti.La direttrice Savoun Morn ha istituito il CDO nel 2010 per aiutare i minori, ma ammette di essere sempre a corto di risorse. Nessuno dei bimbi sotto la sua tutela è orfano di ambo i genitori. “Ho aperto questo orfanotrofio per aiutare i bambini poveri, che vivono nei villaggi sperduti nella foresta, perché se stanno con i loro genitori non avranno ma la possibilità di avere un’educazione o cure mediche”. La situazione del CDO è comune nella città del Siem Reap, dove ci sono ben 33 orfanotrofi, solo per citare quelli riconosciuti.

Il crescente numero di turisti che visita queste strutture sta alimentando un settore in rapida crescita, causata non tanto dalla assenza dei genitori dei minori, quanto dalla povertà. Un terzo della popolazione cambogiana, infatti, vive ancora oggi sotto la soglia di povertà. E molti genitori, che lottano per sopravvivere nelle zone rurali, sono facilmente persuasi a dare i propri figli agli orfanotrofi delle città, che promettono di provvedere alla loro crescita.

 

Fonte: tourismcambodia.com