Camerun. Sposata con un orco, legata, picchiata, fuggita: Ciad, Libia, 49 morti in mare…poi finalmente Lampedusa e l’inizio di una nuova vita

migranti-vizzolo-400x286Il canale televisivo più gettonato, nelle stanze della Tenda di Abramo, è France 24. Anche perché è l’unico di cui quasi tutti gli ospiti della casa  di accoglienza per migranti, recentemente aperto da Amici dei Bambini in provincia di Milano, comprendono ogni parola. Per il resto, ci sono i canali musicali: Mtv e i suoi fratelli minori, a dimostrazione di come il linguaggio della musica non abbia confini.

Di confini ne hanno superati tanti i profughi ospiti di questa “casa” che Ai.Bi., in accordo con la Prefettura di Milano, ha destinato all’accoglienza di chi fugge da guerre, miseria e persecuzioni di ogni tipo.

Come Ester e Cristoph, due giovani camerunensi, le cui storie partono da binari diversi e si incontrano su quello della speranza. Da 3 anni fanno coppia e sognano un futuro sereno, in Italia, il Paese che li ha accolti. Anche se il passato, tremendo, continua ad affacciarsi spesso nella loro memoria e spiega a chi li ascolta il motivo per cui hanno deciso di intraprendere un viaggio che, sfidando la morte, li ha portati a sbarcare sulle coste siciliane.

Ester, cattolica, oggi ha 34 anni. Quando ne aveva solo14 venne data in sposa a un 50enne, da cui ebbe 3 figli. Poi l’uomo morì e, come voleva la cultura di riferimento dell’uomo, Ester fu costretta a sposare il fratello di lui. Il quale aveva già 4 mogli e ben presto, si rivelò un orco. Considerandola di fatto una sua proprietà, le porta i via i figli, la lega in una stanza e di notte la picchia, oltre a privarla molto spesso del cibo. Una condizione disumana dalla quale Ester riesce a scappare, per rifugiarsi da sua madre, che le dice di non tornare mai più da quell’uomo. E di scappare. Prima in Ciad, poi in Libia, nell’attesa di imbarcarsi per l’Europa.

È in Ciad che Ester incontra Christoph. Anche lui con una storia familiare drammatica alle spalle. Suo padre aveva 6 mogli. Ancora di più erano i figli. Tra questi, alla morte del padre, secondo la tradizione locale, solo uno viene scelto come erede del defunto. Il prescelto è proprio Christoph, ma i suoi fratelli non la prendono bene. Anzi: minacciano di uccidere sia lui che i suoi figli. Sottoposto alle loro violenze, di cui ancora oggi porta le cicatrici, Christoph a quel punto non ha scelta. Mette al sicuro i figli e lascia il nord del Camerun alla volta del Ciad.

Qui le strade di Christoph e di Ester si intrecciano, sempre più forti, fino a diventare una sola: quella che porta in Italia. Dopo un interminabile anno di attesa in Libia, i due giovani salgono sul barcone che li avrebbe dovuti portare al di là del Mediterraneo. L’imbarcazione è strapiena, molti uomini di colore vengono chiusi nella stiva. Qualcosa va storto e il barcone inizia ad affondare. Cola a picco, portando con sé, in fondo al mare, la vita di 49 persone che avevano sofferto, sfidato la morte, pagato a caro prezzo la speranza di poter trovare una vita migliore in Europa. Con loro, la sfida, l’ha vinta la morte. Ma non con Ester e Christoph, che hanno resistito fino all’arrivo dei soccorsi che li hanno portati fino a Catania. Da qui a Milano e quindi alla Tenda di Abramo. Dove si dicono felici si essere finalmente liberi e al sicuro.

Anche se non possono dimenticare ciò che hanno lasciato nel lungo tragitto dal Camerun all’Italia. Christoph ancora oggi fa fatica a descrivere il suo viaggio: ha ancora negli occhi l’immagine dei suoi compagni di viaggio che si dimenavano in mare nel tentativo, vano, di non affogare. Ester pensa ai suoi 3 figli rimasti nel suo Paese, con quell’uomo violento che, di fatto, è ancora suo marito. Riesce a sentirli solo una volta ogni 2 anni. Per il resto, da quando non c’è più sua madre, ha loro notizie tramite sua sorella che, ogni tanto, con difficoltà, riesce a vederli. Lei non li vede da troppo tempo, ma con Christoph sogna, oltre a un nuovo figlio, anche che un giorno, questo Paese accogliente – al di là di tante diffuse incomprensioni – possa vedere le loro famiglie finalmente riunite.

Per aiutare Ester, Christoph e tanti altri ragazzi come loro, con la voglia di far rinascere la vita dopo tanta sofferenza, attiva un Sostegno di Vicinanza per il progetto Bambini in Alto Mare: un piccolo contributo per un’accoglienza giusta.