Casini: l’aborto é la più grande forma di abbandono

L’adozione può essere considerata una forma di prevenzione dell’aborto? E’ un tema delicato, di cui in Italia si è iniziato a parlare da poco con la proposta del Sottosegretario Giovanardi di avviare una campagna pro -adozione. Negli Stati Uniti esistono già numerose organizzazioni impegnate a lavorare con madri in difficoltà che, anziché abortire, scelgono di mettere al mondo il proprio figlio e darlo in adozione.

In Italia la legge sull’aborto (194/1978) predilige la tutela della madre ma solo entro limiti ben precisi e stabilisce che l’aborto non è mezzo per il controllo delle nascite.

Sulla questione è intervenuto Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita nonché euro-parlamentare del PPE, che ha risposto alle nostre domande.
I dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza, tanto in Italia come nel resto d’Europa. Non pensa che l’adozione possa essere considerata anche una forma di prevenzione all’aborto come avviene già negli Stati Uniti?

Il problema è reale. Ogni anno ci sono in Italia 130.000 aborti conosciuti e probabilmente altrettanti sconosciuti (questi ultimi dovuti soprattutto alla pillola del giorno dopo). Sono decine di migliaia le domande di adozione che non possono essere accolte per mancanza di bambini adottabili in Italia. In passato, soprattutto attraverso le “ruote degli esposti”, milioni di bambini abbandonati dopo la nascita sono stati accolti dalla società civile. Quegli abbandoni, per quanto dolorosi, hanno impedito una grande quantità di aborti. Ricordo anche quanto ripeteva Madre Teresa di Calcutta “adoption not abortion”.


Quindi si tratta di una importante sfida culturale..

Sicuramente. Occorre avere il coraggio di guardare in modo differente all’aborto, affermando il diritto di chi è stato concepito: chi non è voluto potrebbe essere dato in adozione. Se una madre decide di mettere al mondo il proprio figlio può dargli la possibilità di essere amato da una famiglia con l’adozione. L’aborto invece è la negazione della vita stessa. Ogni essere umano ha il diritto di vivere, di nascere e di essere accolto, se abbandonato. Chi mai potrà accogliere chi è stato abbandonato con l’aborto? Tuttavia per fortissime ragioni culturali in Italia non è così semplice trasformare l’adozione in uno strumento di prevenzione dell’aborto. I movimenti femministi negano che prima della nascita possa parlarsi di “bambino” e conseguentemente affermano la proprietà totale della madre sul suo corpo. Per loro il figlio comincia ad esistere soltanto dopo la nascita o poco prima e perciò considerano l’adozione prenatale come una possibilità che comunque strumentalizza la donna come fattrice di figli per altri.
La nostra legge tutela l’interesse della madre e quello del minore di vivere con la famiglia di origine consentendo alla madre di revocare dopo il parto la decisione di non essere nominata coma madre e non riconoscere il figlio.

Occorrono quindi strumenti giuridici ad hoc?

E’ difficile immaginare strumenti giuridici che dispongano l’adozione di un bambino quando è ancora nel seno materno. Si può solo rassicurare una donna spaventata da una maternità, dandole la certezza che il suo bambino sarà affidato ad un padre e una madre capaci di amarlo al posto dei suoi genitori biologici, ma solo se essa vuole e se manterrà questa volontà anche dopo la nascita. Una norma giuridica con questo scopo di rassicurazione sarebbe opportuna. È quanto il Movimento per la vita aveva proposto con un disegno di legge di iniziativa popolare presentato nel 1977.