Caso Viterbo, Santolini: la famiglia non sia lasciata sola

capitanio_santoliniCosa scatta nella mente di una madre che presa dalla furia picchia il proprio figlio riducendolo in fin di vita? E’ possibile prevenire episodi così estremi garantendo un accompagnamento alle famiglie che hanno adottato un bambino?

Sono quesiti cruciali, che aprono una serie di riflessioni sull’accompagnamento delle coppie adottive in una delle fasi più delicate dell’accoglienza: quella dell’ingresso del bambino nella sua famiglia adottiva. Per legge viene stabilito, infatti, che la coppia sia seguita dai servizi territoriali nella fase di post-adozione solo se lo richiede; non si tratta di una tappa obbligatoria (legge 476/1998, articolo 31).

La famiglia viene lasciata sola e questo rappresenta un evidente vuoto legislativo. Per Ai.Bi. dovrebbe diventare obbligatoria, invece, la fase di accompagnamento della coppia nel post-adozione anche perché potrebbero essere proprio le famiglie che non lo chiedono ad avere bisogno di un maggior aiuto.

Abbiamo interpellato sul tema l’Onorevole Luisa Capitanio Santolini (UDC).

“Occorre rendere obbligatorio l’accompagnamento delle coppie nel post-adozione. – é perentorio il tono dell’Onorevole Santolini. – Così come è accurato e selezionato il percorso di formazione della coppia, non vedo perché quello del post-adozione non sia altrettanto serrato.

Manca un sostegno alle famiglie. Come agire?

Aldilà del caso estremo e grave di Viterbo, dobbiamo rilevare che la famiglia deve essere protetta, non può essere lasciata sola in una fase così delicata come è quella dell’inserimento del figlio nella famiglia appena nata. Serve una rete di sostegno e protezione per le coppie che nasca dalla collaborazione tra pubblico e privato sociale.

Quali gli attori coinvolti in questa fase?

Si deve creare una sinergia tra pubblico e privato sociale ma penso sia di fondamentale importanza il ruolo che può giocare l’associazionismo familiare. Le famiglie, infatti, sono un patrimonio che deve essere valorizzato per la capacità di ascolto e di aiuto sul territorio. Ancor più degli operatori e degli assistenti sociali le famiglie possono creare una rete di protezione per le coppie in difficoltà e a rischio.