Cattolici in politica (11) Marino: rimettere al centro le politiche per la famiglia

luigi marino 3Continuano ad arrivare gli interventi dei Presidenti delle principali realtà associative cattoliche in risposta al dibattito aperto da Ai.Bi. “Cattolici in politica. Ospiti in casa di altri?”.

Oggi ha partecipato Luigi Marino, presidente di Confcooperative.

È fallita l’esperienza dei cattolici in politica dispersi nei vari partiti. Sembrano ospiti in “casi di altri”, non riescono a incidere sulle decisioni dei loro partiti. Che fare?

«I grandi partiti di massa si sono disgregati con la fine della “I Repubblica” per una molteplicità di fattori. Il quadro politico è mutato e continua a mutare. Il fatto che oggi non esista più la Dc, come forza di maggioranza e di governo, però, non vuol dire che le istanze dei cattolici non trovino momenti di sintesi importanti nel nostro panorama politico. Le stagioni cambiano. La dialettica e il confronto politico diventano più complessi. Occorre trovare nuovi messaggi, ma, soprattutto, nuove idee che diano risposte alle esigenze che nascono da questa complessità. Sarebbe, però, semplicistico ridurre tutto alla sola assenza del grande partito cattolico di riferimento e di governo. Oggi abbiamo a che fare con una forte avanzata dell’Islam, dell’edonismo capitalistico che propongono delle spinte omologatrici pericolose. Rispetto a questi fenomeni non solo l’Italia, e non solo i partiti, ma l’Europa tutta deve essere più rigida nell’affermare la propria identità, i propri valori, le proprie radici e meno timida nel rappresentarle. In questa azione alla Chiesa spetta un ruolo fondamentale. E sono chiamati in causa tutti: forze di rappresentanza, imprese, società civile, tutti devono essere impegnate in una comune partecipazione».

Lavorare nel sociale o stare sulla scena politica tentando di incidere?

«A ciascuno compete il suo. Confcooperative non è un partito, non fa politica. È la più antica tra le organizzazioni cattoliche che si rifanno alla Dottrina sociale della Chiesa. L’articolo 1 del nostro Statuto – c’era nel 1919 e c’è ancora oggi – contiene il riferimento alla Rerum Novarum di Papa Leone XIII. È impegnata nella rappresentanza di uno spaccato economico importante (20.500 imprese e 510mila occupati). Siamo tra le associazioni costituenti del Forum delle persone e delle Associazioni cattoliche. Diamo voce e soprattutto concretezza al nostro essere cattolici impegnati laicamente nella società, nell’economia e nel lavoro. I cattolici e il cattolicesimo hanno avuto un ruolo determinante nella costruzione dell’Europa e di un modello più umano di economia. L’Enciclica di Papa Benedetto XVI rilancia questa nostra missione e ci affida il compito di continuare a impegnarci, perché si assiste alla continua dismissione da ogni tipo di responsabilità. Essere cristiani vuol dire lavorare per lo sviluppo».

Come?

«Noi cattolici siamo e dobbiamo continuare a essere portatori di sviluppo crescente chiedendo alla politica di rimettere con forza e importanza al centro di tutto le politiche per la famiglia, modelli di welfare che possano rispondere sempre più adeguatamente alla complessità delle esigenze che emergono dalla società. Il punto di partenza è una scelta di sussidiarietà coraggiosa, partecipata. Un patto di solidarismo per un nuovo Welfare al quale possiamo collaborare con la mutualità delle cooperative sociali, con nuove forme di cooperative tra medici o tra farmacisti, con le reti locali di servizi alla famiglia e all’infanzia. Sono tutti ambiti nei quali la cooperazione sta tracciando percorsi e modelli del Welfare del oggi, ma soprattutto del domani».

Il partito dei cattolici, un terzo polo tra PD e PDL ha ancora un senso?

«Lascio agli altri i discorsi di geopolitica, anche se quando qualcuno lascia dei vuoti qualcun altro potrebbe essere pronto a riempirli. Se il centro destra, come il centrosinistra, o perché non ci pensano o perché non sono coerenti nelle idee e nelle prassi, non dovessero riempire il buco al centro qualcun altro potrebbe pensare di farlo. La valorizzazione del messaggio e dell’insegnamento cattolico, dunque, non sta nel numero dei poli. Nell’essere maggioritari o proporzionali. Sta nelle forza delle idee, nella lucidità dei progetti, nella determinazione con cui vengono perseguiti i risultati. Nell’essere cattolici nelle idee e nei fatti. “Pensiero e azione”, questa è la sfida a cui sono chiamati i cattolici per svolgere un ruolo incisivo nella vita politica, sociale ed economica del Paese».