Cattolici in politica (7) Costalli: associazioni protagoniste del cambiamento

Costalli 1 aaSi arricchisce di stimoli e riflessioni il dibattito “Cattolici in politica, ospiti in casa di altri?”. Dopo aver coinvolto i politici che provengono dal mondo dell’associazionismo cattolico e aver ospitato l’intervento del Direttore di Famiglia Cristiana Antonio Sciortino, abbiamo allargato il campo agli interventi delle associazioni.

Oggi è intervenuto Carlo Costalli, Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (M.C.L.), una delle organizzazioni che fanno parte del network di associazioni laiche e cattoliche Retinopera.

E’ fallita l’esperienza dei cattolici in politica dispersi nei vari partiti. Lavorare nel sociale o stare sulla scena politica tentando di incidere?

Lavorare nel sociale e stare nella politica tenendo ben ferma la ‘barra’ su alcuni valori ben chiari, non negoziabili! E avere ben presente il messaggio della Caritas in Veritate, a partire dalla “svolta antropologica” e dalle sue implicazioni sociali: questa impostazione comporta un ripensamento della democrazia e soprattutto del ruolo dello Stato.

Quale l’impegno politico delle associazioni cattoliche in questo scenario?

Il principio che deve originare ogni azione è quello del Bene comune. Solo in forza di esso è possibile produrre una società civile che precostituisca dal basso e nel concreto le risposte alla dimensione complessa dei problemi. In quest’ottica i corpi intermedi sono chiamati ad una specifica soggettività, esercitando un preciso ruolo politico che sviluppi la responsabilità sociale tesa ad aiutare l’espressione delle persone e della comunità.

Come?

Contribuendo a diffondere una nuova visione della rappresentanza e della mediazione sociale, di cui le associazioni siano protagoniste. Con questi obiettivi il MCL ha attivamente lavorato per costituire il Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro (insieme a Cisl, Confcooperative, CdO, Confartigianato) come forma di coordinamento delle iniziative comuni e per un nuovo protagonismo delle associazioni che si ispirano alla Dottrina sociale della Chiesa.

Il partito dei cattolici, un terzo polo tra PD e PDL ha ancora un senso?

I vescovi italiani, nel documento “Le comunità cristiane educano al sociale ed al politico” ci indicano un principio di fondo quando dicono che l’attitudine educativa al sociale di una comunità non si misura tanto dai momenti specifici ma nel vissuto quotidiano. Dobbiamo favorire l’azione della Dottrina sociale della Chiesa sulla società.Abbiamo davanti a noi due rischi. Il primo, molto diffuso, consiste nel limitare ed esaurire tutta l’esperienza di fede all’interno del circolo ristretto della comunità ecclesiale dei praticanti, negandone ogni valenza ‘pubblica’. Il secondo rischio è la scorretta interpretazione della ‘distinzione’ tra ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare, che è stata fatta diventare ‘separazione’ con tutte le relative conseguenze. Non sono certo questi gli atteggiamenti che ci contraddistinguono, avendo scelto la linea della ‘presenza’. Non è quindi importante la scelta del ‘contenitore’, quanto far partire la nostra azione, senza interminabili mediazioni, dalla difesa dei valori ‘indisponibili’, sempre portatori della responsabilità senza neutralismi etici, evitando di confinare nel privato la dimensione religiosa.