Cina. “Figlio mio, l’averti incontrato ha salvato la vita di tutti noi: grazie agli angeli di Ai.Bi. hai trovato la strada di Casa”.

casa 2Quanto può cambiare da un giorno all’altro la vita di un bambino? Cosa può fare la differenza per un minore abbandonato? Una famiglia che dopo avere cercato proprio lui in giro per il mondo, lo ha trovato, riconosciuto come suo figlio e accolto per sempre nel proprio cuore e casa. Un incontro che cambia la vita non solo al piccolo ma anche alla mamma e al papà come agli altri componenti della famiglia: dai fratelli ai nonni.  In tutto questo “giocano” un ruolo fondamentale quelli che Lorenzo in questa conclusiva pagina del diario dalla Cina, (scritta dal divano di casa in Italia con in braccio il piccolo Shan) sono gli angeli di Ai.Bi, gli operatori nel Paese e in sede centrale di Amici dei Bambini che seguono passo dopo passo le coppie dal momento dell’abbinamento e del conferimento incarico a quando partono per il loro viaggio più importante. Sono loro i “registi” del momento clou del film della loro vita.  Sono “persone speciali che hanno contribuito nel salvarti la vita, nel ri-metterla su una strada migliore di quella dove era finita…”… “persone speciali come loro quattro, non è un caso che noi siamo diventati la tua famiglia”.

Persone che si sono fatte strumento di “qualcosa di più grande”: l’adozione internazionale.

Ecco la pagina conclusiva del diario di papà Lorenzo che parla direttamente al suo Shan.

Caro Shan,

grazie per avermi sostituito nello scrivere ieri. Oggi però riprendo il mio impegno con Cristina, Marta, Lisa e aggiungo anche Cristina di Pechino, non prima però di aver puntualizzato alcune cose.

Come tutti i bambini hai difficoltà ad usare correttamente i due verbi imparare ed insegnare. Si dice “…nessuno mi ha ancora insegnato a scrivere…”. Pazienza, di tranelli come questi, per voi bambini, ce ne sono tantissimi nella lingua italiana.

Quella che tu chiami “lumachina” in realtà si chiama “chiocciola” e si riesce a fare schiacciando contemporaneamente due tasti della tastiera Alt Gr e quello vicino alla “L”.

Sull’aereo non è che non vedessi tua sorella. La stavo richiamando. Ecco, ora hai capito due cose che non devi imparare assolutamente da lei: non ascoltare e non ubbidire  quando io o la mamma diciamo qualcosa.

Il pigiama che non ti piace, invece a me piace moltissimo!!! La cosa nera che cambia colore si chiama televisione e la cosa grigia, che si chiama lavatrice, invece sarebbe meglio non fissarla per tanto tempo.

Come te, amo la nostra aspirapolvere, nonostante il nome non sia granché. Peccato che non sia così anche per gli altri membri della famiglia. I folletti poi, mi spiace dovertelo dire, in realtà esistono solo nella fantasia.

Per quanto riguarda la bicicletta invece, ti insegnerò tutto. Il pullman piccolo su cui sei salito è l’automobile del nonno Rino.

Ora che ho chiarito queste cose è venuto il momento di congedare Cristina, Lisa e Marta da questo nostro diario. Da domani ricomincerò a scrivere solo a te. Ho aggiunto tra i destinatari di questa ultima pagina anche Cristina di Pechino, perché lo stesse cose che dirò alle prime tre valgono pari pari anche per lei.

Io non so se avrai la fortuna di conoscerle quando sarai più grande, sicuramente loro ti vedranno e sanno tutto di te fino ad oggi. Senza entrare in discorsi troppo cristiani (a cui però io credo fortemente), mi limito a dire questo:  è magnifico vedere come la vita prende certe pieghe e certe strade senza che noi possiamo fare nulla e ci fa vedere dei panorami e delle cose meravigliose laddove prima pensavamo non ci fosse granché da perdere. E’ quello che è successo a me con loro quattro. E’ quello che è successo a te. Senza che lo volessimo, né io né tu, loro sono diventate delle figure fondamentali per la nostra vita. L’esperienza appena vissuta sarà una delle pochissime esperienze davvero importanti della nostra vita. E loro ci sono state. Erano lì con noi. Questo fa di loro delle protagoniste delle nostre vite. Non semplici comparse.  Le nostre strade per un po’ di tempo hanno corso molto vicine le une alle altre tanto da creare un legame che anche se il tempo e la lontananza sembrerà aver sciolto in realtà rimarrà per sempre. E per fortuna che a ricordarcelo ci saranno anche queste pagine: ecco che ho trovato un altro motivo (fino ad oggi rimasto nascosto) per cui ho scritto questo diario. Oggi mi sono accorto che ho scritto questo diario anche per ricordarmi di Cristina, Lisa, Marta e Cristina di Pechino, per quello che hanno fatto per noi, per l’aiuto che ci hanno dato e per l’averci accompagnato ad incontrare te. E per quanto riguarda te, caro Shan, loro quattro, hanno contribuito nel salvarti la vita, nel ri-metterla su una strada migliore di quella dove era finita.

Forse, come altre volte ho detto in queste pagine, sono molto presuntuoso a dire certe cose. Ho la pretesa di pensare che la tua vita sia cambiata in meglio dopo quanto successo in queste tre settimane, e per il momento sembra proprio così. Magari tu un giorno arriverai a dire che sto scrivendo una gran fesseria e che sarebbe stato meglio che non ti avessimo incontrato, ma mi spiace, proprio per il discorso che facevo prima, nella nostra vita succedono cose che vanno al di là della nostra volontà. E dobbiamo prenderle così come sono.

Cristina in questi mesi ci ha ripetuto tante volte: “Doveva andare così!”, “Io sono molto fatalista! E’ così che doveva andare!”. No, caro Shan, Cristina si sbaglia. Non è un caso se ci siamo incontrati, non è un caso se nella tua vita sono passate delle persone speciali come loro quattro, non è un caso che noi siamo diventati la tua famiglia. E’ troppo facile dire: “Queste cose sono successe perché dovevano succedere!” Sotto c’è qualcosa di più grande. Che non riesco a capire se non frammentariamente, non riesco a vedere nel suo insieme, solo piccoli e pochi particolari alla volta, ma sento e sono sicuro che c’è. Perché non può essere un caso che io, tra milioni e milioni di esseri umani abbia tutte le fortune che ho. Non può essere un caso che incontri persone così speciali, non può essere solo fortuna il fatto di averti incontrato

Ora ti mando in confusione una volta per tutte con un pensiero del mio professore di filosofia. Lui diceva: “E’ da sciocchi dire che tutto non ha un senso (in realtà lui usava una parola un po’ più forte), che succede tutto per caso. Perché anche se fosse così, cioè anche se le cose succedessero per caso, allora sarebbe il caso a farle succedere, sarebbe il caso a dare il senso alle cose”.

Quindi è impossibile che sotto non ci sia nulla! Non lo vediamo, non lo capiamo, ma c’è! E’ la ragione che ce lo dice.

Ci saremo detti “Ciao” tre milioni di volte prima degli ultimi mesi. Poi le nostre strade si sono piano piano avvicinate per correre vicino le une alle altre. Lo stesso vale per Marta e Cristina di Pechino. Ora magari si allontaneranno, forse per non ri-incontrarsi mai più (Chi lo sa?). Ma quando leggerai queste pagine e quando sentirai parlare me, la mamma e i tuoi fratelli della Cina, di queste tre settimane, oppure quando sentirai nominare nei nostri discorsi loro quattro tu dovrai essere felice, dire grazie, ricordati di quanto sei fortunato, e di quanto lo siamo stati tutti noi, tua famiglia. E’ così che faremo in modo che loro quattro continueranno a essere protagoniste nella nostra vita, è così che faremo a dir loro un “grazie” concreto: sapranno che sono importanti anche per un cinesino di nome Shan e la sua famiglia.

Ora moltiplica questo discorso per ogni famiglia che ha adottato in Cina, per ogni famiglia che ha avuto la nostra stessa fortuna di incontrare loro quattro. E poi aggiungi le 100 famiglie che adotteranno in Cina l’anno prossimo con Ai.Bi. Ecco vedi ora quanto sono grandi Cristina, Lisa, Marta e Cristina di Pechino?

Bene ora riprendiamo il nostro discorso da dove lo avevamo lasciato poco più di tre settimane fa. Da ora le pagine non finiranno più con un “a presto”. Perché la scrittura non sarà più così frequente. Ma non ti preoccupare ti devo raccontare ancora un sacco di cose prima di smettere di scrivere.

Allora, ricominciamo. Ero arrivato a raccontarti di quando io e la mamma …