Congo, provincia orientale: situazione umanitaria precaria

“La situazione umanitaria è pesante, la frequenza delle incursioni ribelli sta aumentando di nuovo e la presenza dell’esercito non garantisce comunque la sicurezza dei villaggi e delle zone più remote”: contattato dalla MISNA, Guy-Marin Kamandji, responsabile delle comunicazioni di Caritas Congo, usa queste parole per fare un punto sulla situazione nella Provincia Orientale e sugli attacchi contro i civili attribuiti ai ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra).

Parole che contrastano, almeno in apparenza, con le affermazioni fatte dal portavoce dell’esercito, Léon Kasonga, nella conferenza stampa che ha chiuso il vertice che ha riunito ieri i capi di stato maggiore congolese, ugandese e della Repubblica centrafricana riuniti a Kisangani: “L’Lra è alla sbando – ha detto Kasonga – e non può più contare su un gran numero di uomini; le sue attività sono essenzialmente concentrate lungo il territorio che delimita la frontiera tra Congo, Centrafrica e Sudan”. Secondo fonti missionarie della MISNA i ribelli operano in effetti in piccoli gruppi, forti spesso di non più di dieci elementi: ciò ha però determinato un costante stato di insicurezza dovuto anche all’impossibilità di proteggere i villaggi più piccoli in quella che è tra le regioni più remote e peggio collegate del Congo.

Da alcuni anni i ribelli dell’Lra – originariamente attivi in Nord Uganda – hanno spostato le loro basi all’interno del territorio congolese dove fino allo scorso Settembre avevano causato solo sporadici problemi alla popolazione locale; negli ultimi mesi del 2008 incursioni contro diversi villaggi avevano determinato una grave crisi umanitaria, che è andata progressivamente peggiorando fino a causare più di 130.000 sfollati (17.000 dei quali si trovano in Sud Sudan) e almeno un migliaio di morti.

(fonte: Misna)