Coniugi separati e embrioni congelati. E’ vero che spetta alla donna l’ultima parola?

Chi avrà la meglio? La donna che desidera avere un figlio partendo da quegli embrioni o l’uomo che non lo voglia? Il quesito rivolto al Tribunale: ecco la risposta.

 Metti che una coppia decida di intraprendere la procreazione medicalmente assistita. Metti che gli embrioni così prodotti siano congelati in attesa di essere “utilizzati”. Metti che la coppia dopo un po’ si separi e la ormai ex moglie decida, trascorso un po’ di tempo, di voler un figlio partendo proprio da quegli embrioni “in attesa”, il cui corredo genetico appartiene all’ex marito. Metti infine che l’uomo non voglia categoricamente.

Chi avrà la meglio? La donna che desidera avere un figlio partendo da quegli embrioni o l’uomo che non lo voglia?

Secondo il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, (Caserta) a spuntarla deve essere la donna. Con una sentenza del 27 gennaio, infatti i giudici hanno dato ragione all’ex moglie, sulla base dell’art. 6 comma 3 della legge 40 del 2004, che stabilisce come  la volontà di divenire genitori attraverso la procreazione medicalmente assistita, possa essere “ revocata da ciascuno dei soggetti… fino al momento della fecondazione dell’ovulo”.

Dunque l’ex coniuge dovrà in sostanza assumere la paternità giuridica del futuro nato, perché il consenso dato non sembra essere più revocabile.

Per l’avvocato Gianni Baldini, legale della donna: “questa pronuncia riconosce il diritto assoluto della donna di utilizzare gli embrioni creati con il coniuge e poi congelati anche dopo la pronuncia della separazione e nonostante la contrarietà dell’ex marito – riporta Avvenire  che continua – non è però d’accordo con questa visione Alberto Gambino, giurista alla presidenza di Scienza & Vita per cui ‘prima del diritto della coppia ad avere un figlio, esiste il diritto del figlio a vivere nella pienezza della sua esistenza”. Il miglior interesse del figlio, quando è in uno stato embrionale non può che essere quello di “aspirare a proseguire il suo sviluppo biologico fino a realizzare con la nascita, la piena partecipazione alla società umana”.