Coronavirus. Il grido di dolore dei genitori di figli disabili: “Noi dimenticati dallo Stato. I nostri bambini regrediscono senza scuola”

Le difficoltà per i 260mila alunni italiani con disabilità aumentano e l’apprendimento a distanza non è sempre funzionale

I figli a casa da scuola a causa dell’emergenza Coronavirus stanno mettendo a dura prova le famiglie. Ma la situazione è ancora più difficile per le famiglie con figli disabili. “I nostri figli disabili sono stati dimenticati dallo Stato. I nostri bambini che regrediscono ogni giorno. Senza scuola, senza terapie, senza assistenza domiciliare. Gianluca, in classe, mangiava la merenda da solo, in casa, adesso, dobbiamo imboccarlo. Sembrerà nulla, un’inezia a chi non abita il pianeta della disabilità, per noi, invece, era un’enormità. Cosa pensate che possa apprendere mio figlio dalla didattica a distanza?“, spiega Antonella, una mamma veneta con un figlio affetto dalla sindrome di “Sturge weber”, intervistata da Repubblica.

“Senza amici, senza stimolazioni, senza il contatto con gli insegnanti, senza lo sport, i nostri figli perdono, ogni giorno, quei granelli di autonomia che con spaventosa fatica hanno conquistato passo dopo passo. Anni di lavoro e di sacrifici si sgretolano sotto i nostri occhi. Come si può pensare che ragazzi con queste difficoltà cognitive possano apprendere attraverso uno schermo? In Matteo ho visto subito una regressione e il ritorno delle sue fissazioni. Dall’insegnante di sostegno abbiamo ricevuto qualche video e nulla di più“, spiega ancora Marco Sabatini, giornalista romano pure lui padre di un figlio disabile.

Coronavirus. Genitori di figli disabili: una situazione che coinvolge 260mila alunni

E, come Gianluca e Matteo, sono 260mila gli alunni disabili che frequentano le scuole italiane e che, in questo momento, sono costretti a casa per via dell’emergenza sanitaria in corso e del conseguente lockdown imposto dal Governo. Una permanenza in casa che, per il mondo della scuola, andrà ben oltre la scadenza per l’avvio della cosiddetta “Fase 2”, fissata per lunedì 4 maggio. I disabili, come l’infanzia in generale, rientrano peraltro tra le categorie dimenticate per l’inclusione nelle varie task force per l’emergenza, inclusa quella per la ripartenza, diretta dal manager Vittorio Colao.

La speranza, pertanto, è che a breve vi sia un’inversione di rotta. Prima che sia troppo tardi, per i ragazzi disabili e per le loro famiglie.