Corsa alla fecondazione assistita: +800% nel mese di agosto. Ma poi quante partoriscono?

La percentuale di successo della PMA è mediamente molto bassa (due su 10). E i bambini abbandonati aspettano negli istituti…

Nonostante i costi, le difficoltà e la scarsa percentuale di successo dei trattamenti, è corsa alla fecondazione assistita. Nel corso dell’estate 2020, complice forse anche la pandemia, che ha costretto molte persone a restare a casa, evitando di correre il rischio di un contagio per raggiungere i consueti luoghi di villeggiatura, l’aumento è stato addirittura vertiginoso. “Nei cinque centri del gruppo Genera, leader in Italia – riporta un articolo pubblicato dal quotidiano Libero – tra Roma, Torino, Napoli, Marostica (Veneto) e Umbertide (Umbria) i prelievi di ovociti ad agosto sono aumentati dell’800% rispetto ad agosto 2019″.

Un incremento davvero esponenziale, otto volte il numero dei trattamenti avviati solamente dodici mesi prima. Ma, anche, un incremento che ha registrato simili cifre soprattutto d’estate. Relativamente ai mesi di gennaio e febbraio del 2020, infatti, la crescita rispetto all’anno precedente era stata solamente del 10%. Dopo lo stop primaverile dettato dal lockdown l’esplosione: un +30% a giugno, seguito da un +55% a luglio. Quindi il vero e proprio boom agostano. Così, mentre gli aspiranti genitori, le coppie senza figli, ricorrono a complicate procedure mediche, i bambini abbandonati di tutto il mondo, per i quali queste coppie potrebbero essere una preziosa risorsa, restano in attesa.

Fecondazione assistita: con la PMA meno facile diventare genitori che con l’adozione

Il senso di ingiustizia dato da questa situazione è forse ancor più forte se si pensa che, stando a quanto riportano le coppie che per la prima volta incontrano un ente autorizzato all’Adozione Internazionale, come Ai.Bi. – Amici dei Bambini, pare siano a volte gli stessi servizi o i medici a dire loro di provare prima a fare qualche tentativo con la PMA (acronimo di Procreazione Medicalmente Assistita, ndr) prima di considerare l’adozione. Che, così, diventa tristemente l’ultima spiaggia. Emblematiche sono le motivazioni fornite dalle coppie che favoriscono la fecondazione assistita all’adozione. Tra tutte la convinzione per cui i tempi per l’adozione di un bambino siano troppo lunghi. Ma, alla luce dei dati, la convinzione che la PMA sia un percorso “più semplice”, si dimostra infondata ed errata.

Solo per fare un esempio, in base a dati del 2017, le percentuali di successo delle tecniche di fecondazione assistita senza donazione di gameti, considerando come indicatore la percentuale di gravidanze ottenute su cicli iniziati, si attestavano su un valore medio effettivo di due su 10: il 10,3% per le tecniche di I livello, il 17,6% per le tecniche di II e III livello, il 29,3% per le tecniche da scongelamento di embrioni e il 16,9% per le tecniche da scongelamento di ovociti. Due su dieci, o poco più, dunque, sono i procedimenti che hanno esito positivo. Per contro, “nove su 10, con lo stesso termine di paragone, sono le coppie che, dopo aver conferito l’incarico a un ente autorizzato, riescono a portare a termine l’adozione internazionale di un minore abbandonato”, spiega il presidente di Ai.Bi. Marco Griffini. Senza menzionare che, negli iter di adozione, si realizza anche quello che, probabilmente, è il più grande gesto di giustizia che una persona possa compiere al mondo: dare una seconda opportunità a chi ha avuto come unica colpa quella di essere nata nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Forse, in un mondo che corre sempre più veloce, almeno su questi numeri varrebbe la pensa soffermarsi a pensare…