Crisi adozione internazionale: dopo le “belle” parole, ora vengano i fatti. Perché non parte la Commissione di Studio Cancellieri?

cancellieriokHanno suscitato molto scalpore le dichiarazioni rilasciate in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, da tre importanti cariche dello Stato: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Senato Pietro Grasso, e la Presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza Michela Vittoria Brambilla. Tutti i personaggi istituzionali intervenuti hanno denunciato la grave crisi in cui ristagna il settore delle adozioni e la necessità di nuove riforme e leggi in questo campo. Il non muoversi implicherebbe l’estinzione entro dieci anni di ogni forma di accoglienza, nonché, ancora più grave, del diritto di ogni bambino ad avere una famiglia.

Eppure non è la prima volta che le istituzioni si interrogano su questo problema. Alcuni mesi fa con incisività il Ministro Cancellieri aveva affermato “È un dovere fare in mondo che ogni bambino abbandonato possa trovare una famiglia: una possibilità che non può in alcun modo trovare degli ostacoli nella farraginosità delle procedure né tanto meno in problematiche diplomatiche di carattere meramente burocratico” e poi aveva aggiunto,“ Non posso non fare cenno alle adozioni, anche internazionali, i cui procedimenti, seppure pensati nella prospettiva della massima tutela, spesso si traducono in un cammino arduo, impervio, fonte di sofferenza per chi decide di adottare”.

A seguito di queste parole, la Cancellieri, aveva istituito, sorprendendo tutti, una Commissione di Studio snella, composta da validi esperti, che avrebbe dovuto entro sei mesi elaborare una proposta di riforma, proprio partendo dai problemi evidenziati. Il suo compito doveva essere quello di approfondire e ottimizzare gli iter, con semplificazione delle procedure dell’adozione internazionale e la riduzione dei costi, fino alla gratuità; con l’agevolazione dell’adozione dei minori con bisogni speciali e la valutazione del riconoscimento della kafala, dell’affidamento internazionale e del soggiorno a scopo adottivo.

Purtroppo, ad oggi, la Commissione non si è mai riunita nemmeno una volta e non ne conosciamo le ragioni, nonostante potesse rappresentare la strada giusta, capace anche di influenzare l’apertura del dibattito sulle proposte di legge che sono state depositate in Parlamento.

Ricordiamo infatti che Ai.Bi. ha depositato alla Camera e al Senato due proposte di modifica di legge, ispirate al Manifesto dell’Associazione. Si tratta dei progetti di legge n. 235, depositato al Senato il 19 marzo scorso e n. 653, depositato alla Camera dei Deputati il 4 aprile scorso. Le proposte sono state assegnate alle rispettive commissioni giustizia, ma non sono ancora state calendarizzate.

Le famiglie italiane stanno aspettando che finalmente qualcosa si muova, vogliono ancora adottare. Ricordiamo che il 50% delle coppie sposate non ha figli, ma non ha più fiducia nell’adozione perché scoraggiato dall’eccessiva burocratizzazione del sistema, dall’alto costo dell’iter, dai tempi di attesa infiniti e dall’ostacolo rappresentato da parte dei tribunali dei minorenni. Una situazione esasperata che porta le coppie italiane a scegliere canali alternativi.

Ad esempio, ogni anno, circa 4000 di loro, volano in Ucraina per ricorrere a procedure di fecondazione eterologa o di “affitto dell’ utero”. 4000 bambini nati attraverso una pratica che nel nostro Paese non è legale, 4000 minori che avrebbero potuto essere adottati tramite l’adozione internazionale e che invece rimangono tristemente chiusi nei loro orfanotrofi.