Da Renzi a Boschi, da Giovanardi a Costa: non c’è pace per l’adozione internazionale. Scontro infuocato sulla presidenza della Cai

senatoÈ passata meno di una settimana dalla nomina del ministro Maria Elena Boschi alla presidenza della Commissione Adozioni Internazionali e questa decisione è già al centro di un infuocato dibattito politico non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra le varie forze che sostengono il premier Renzi. Dopo 2 anni di totale paralisi della Cai, quindi, la realtà delle adozioni internazionali in Italia non riesce ancora a trovare pace.

A lanciare la “bomba”, in questo caso, è stato il senatore di Idea Carlo Giovanardi. Nel corso del question time a Palazzo Madama di giovedì 12 maggio, l’ex esponente del Nuovo Centrodestra ha affermato che la nomina di Boschi a presidente della Cai sia avvenuta in violazione della normativa che regola l’organizzazione della Commissione. “Bene che dopo 2 anni di disastrosa gestione della Cai che ha quasi dimezzato il numero delle adozioni in un clima di illegalità e arroganza nei confronti degli enti e delle famiglie, la presidente Silvia Della Monica venga rimossa – ha detto Giovanardi -. Male, anzi malissimo, che la delega sia stata assegnata al ministro Boschi e non al ministro della Famiglia Enrico Costa, con tutte le conseguenze che ne deriveranno sulla riforma delle adozioni che il governo vuole portare avanti, dopo aver già sostenuto con un atto formale davanti alla Corte Costituzionale che in Italia è già possibile a normativa vigente la stepchild adoption”.

Due sono quindi i punti di disaccordo espressi da Giovanardi nei confronti della decisione di Renzi. Innanzitutto, la guida della Cai sarebbe dovuta andare a Costa. Lo afferma il Dpr 108 del 2007 che all’articolo 3 stabilisce che “la Commissione è presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal ministro delle Politiche per la Famiglia. Inoltre, Boschi è notoriamente a favore delle adozioni per le coppie gay – ha evidenziato il senatore di Idea -, quindi totalmente al di fuori del contesto delle adozioni internazionali”.

Il contrario di Costa, insomma, che sabato 14, intervenendo a un convegno del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, ha chiaramente detto di non avere alcuna intenzione di fare rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, ovvero la stepchild adoption. Avvertendo anche i magistrati che, con la legge sulle unioni civili che esclude proprio la stepchild, non ci sarà più spazio per “interpretazioni creative” delle norme per favorire le adozioni gay. Lo stesso Costa, poi, ha smorzato i toni sulla scelta di non affidare a lui la presidenza della Cai: “Ci sono delle articolazioni e delle attività organizzative nell’ambito delle deleghe assegnate che sono funzionali all’attività del governo – ha spiegato Costa -. Ritengo che la delega alla famiglia sia completa e consenta di dare uno stimolo ai miei colleghi di governo per arrivare a una disciplina organica”.

Pochi giorni prima, del resto, Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Ncd e quindi collega di partito di Costa, aveva spiegato che la scelta di Boschi come nuova presidente della Cai sia stata il frutto di uno specifico accordo tra le varie componenti del governo. “Il problema non è chi detiene la delega – aveva detto l’ex ministro -, ma l’intesa di maggioranza”.

Tra le forze di opposizione contrarie alle adozioni gay, resta però il sospetto che Renzi, volendo aprire la strada a una riforma della legge 184/1983 che includa queste ultime, abbia attribuito la presidenza della Cai a Boschi anziché a Costa per depotenziare il ministero dell’esponente Ncd che, su quel tema, sta dando filo da torcere al Pd. Ipotesi che il premier si è affrettato a smentire chiarendo che “la delega per Boschi è solo per le adozioni internazionali, mentre per la stepchild adoption non so se ci sono le condizioni parlamentari”.

 

Fonti: Il Giornale, Il Tempo