“Don Carlo, ci dispiace che sei morto. Ora vivi felice e contento”

don-carlo-grammaticaMartedì 28 aprile, alle ore 20, don Carlo Grammatica, fondatore e primo Assistente Spirituale di Amici dei Bambini ci ha preceduto nel “Regno dei cieli”. Quale miglior modo di annunciare questa notizia se non con la preghiera, semplice e spontanea, di un bambino adottato?

“Bambini, questa sera Don Carlo è morto: diciamo una preghiera per lui!” E Naoufal , il più grande dei miei due nipotini adottivi così risponde all’ invito di mamma Valentina, la mia seconda figlia adottiva “Don Carlo, ci dispiace che sei morto. Vivi felice e contento”

Credo che questo piccola e semplice scena familiare sia il modo migliore per ricordare la figura di un uomo tanto grande, quanto umile e schivo, ma  soprattutto il significato che ha avuto il “suo passaggio” su questa terra: rivelare la gioia dell’ accoglienza di un bambino abbandonato!

…allora, eccoli, i “due coniugi” che, grazie al loro maestro di vita e assistente scout, Don Carlo, scoprono che la fecondità non è relegata solo ad una mera realtà corporea, ma ne esiste una, forse, ancora più grande e “prolifica”.

Eccoli, “i due genitori adottivi” che accogliendo l’accorata esortazione dell’amico Don Carlo, nell’ottobre del 1983, scoprono che veramente la fecondità adottiva non ha limiti e con gioia, accompagnano la prima coppia all’accoglienza di un minore brasiliano abbandonato.

Eccole, “le famiglie adottive” che sentono, che il dono ricevuto dai loro figli adottati non si può contenere nei ristretti limiti familiari e insieme al loro Assistente Spirituale, Don Carlo, fondano, nel gennaio del 1986, Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini: da allora più di tremila bambini, provenienti da trenta paesi, hanno donato – e continuano a donare – a migliaia di donne e uomini la gioia di essere chiamati con nome di figlio.

Eccoli, “i figli adottivi” che, sentendosi talmente amati ed accolti, vogliono donare la stessa gioia e accogliendo chi, come loro, è stato abbandonato, cambiano radicalmente e per sempre il loro destino.

…allora, eccoli, infine, “i nipoti adottivi” che, permeati e nutriti dalla grazia della fecondità adottiva, scoprono, così semplicemente e naturalmente, che la vita stessa non ha i confini stabiliti dalle leggi del corpo umano, ma la gioia di essere stati un giorno accolti apre lo spazio ad un amore che respira di eternità.

“Di generazione in generazione la sua fecondità…”, caro Don Carlo, “vivi, dunque, felice e contento” perché quel seme da te piantato su questa terra, sboccerà ogni volta che un bambino abbandonato verrà accolto, con gioia, dal sorriso di una mamma e un papà.

Marco Griffini