Elisa. “Io figlia affidataria per 25 anni ho sempre sognato l’adozione”

elisaMi portai davanti allo specchio per soppesare la mia immagine e fui lieta di constatare che con indosso la bandana militare, la maglietta sgualcita e un po’ di sporco sul naso, sembravo proprio un monello di strada. Non è come nei film, che vai all’orfanotrofio e ti porti via la bella ragazzina con le trecce e le lentiggini. Gonfiai i muscoli, digrignai i denti, sbavai e feci dei versi così gutturali che mi sentii rassicurata”.

Inizia così il “libro confessione” di una giovane ragazza, Elisa Luverà, che dopo anni di guerre, sofferenze e momenti in cui si “perdeva” tra istituti e famiglie “pro tempore”, ha finalmente fatto pace con se stessa e deciso di raccontare la sua storia di figlia “affidataria sine die” nel libro “Un albero al contrario”.

“Una storia purtroppo comune a tutti quei bambini e adolescenti – continua – che vivono sballottati tra istituti e affidamenti fallimentari senza riuscire ad avere la possibilità di essere adottati e passano le loro giornate a sognare una mamma e papà ‘per sempre’”.

Una famiglia che Elisa ha sognato fin da piccola “ogni sera quando andavo a letto speravo che l’indomani mattina sarebbe arrivato anche per me una coppia di genitori. Ma poi mi alzavo dal letto e trovavo..il nulla”.  Un sogno che è rimasto tale “per errori di valutazione dei servizi sociali – precisa Elisa Luverà -. Nonostante, infatti, avessi una situazione familiare da ‘manuale’, ovvero una famiglia di origine impossibilitata a riaccogliermi per le condizioni psicologiche di mia madre e la decisione di mio padre di non prendersi cura di me e di mio fratello, i servizi sociali non hanno mai predisposto la mia adottabilità, intestardendosi con gli affidi. E questo non lo capirò mai: se il ricongiungimento familiare non è possibile per ragioni obiettive, non bisogna incaponirsi ad oltranza. Gli affidi sine die non sono il bene dei bambini”. Quello che purtroppo è successo proprio ad Elisa. Un affido dietro l’altro fino a quello attuale: Elisa ha 25 anni e vive ancora con la famiglia che l’ha accolta tanti anni fa.

E così Elisa è stata data in affido una prima volta a 4 anni “ma è stata una tragedia – ricorda Elisa – sono stata ‘data indietro’ e di quel periodo ho ricordi non certo sereni. Sono quindi tornata in istituto, e da lì accolta in affido una seconda volta alla famiglia dove mi trovo tutt’ora. E ho 25 anni”.

Elisa ha attraversato varie “fasi” della sua vita senza punti di riferimento in cui non mi sono mai sentita accettata del tutto “perché entravo e uscivo dagli istituti e pensavo di essere sbagliata io visto che nessuna famiglia mi adottava. Per poi da ‘grande’ scoprire che in realtà i servizi sociali non avevano mai predisposto l’adottabilità. E una domanda rimarrà sempre senza risposta. PERCHE’? In questo modo hanno pregiudicato la vita di una giovane donna”.

Ora Ginevra, la bambina “alter ego” protagonista del libro ( scaricabile sia in versione digitale che cartacea al link
http://bookabook.it/projects/un-albero-al-contrario/) di Elisa, ha trovato una sua serenità e ha fatto pace con se stessa. Ma non con il sistema: “sono sempre stata la figlia affidataria di qualcuno quando desideravo solo chiamare ‘mamma’ e ‘papà’ qualcuno per sempre”.

Da qui la “battaglia” di Elisa contro gli affidi sine die. “L’accoglienza in famiglia è un dono per un bambino che vive in istituto – precisa – ma non possono essere per sempre. Deve esserci, come del resto è previsto, o il ricongiungimento familiare o, qualora ciò non fosse possibile(come nel mio caso), l’adozione”.

Ora Elisa dedica il suo tempo libero ai bambini abbandonati  “e nei loro occhi vedo me anni fa. Per questo ho deciso di scrivere questo libro. Per parlare a quanti hanno vissuto la mia stessa esperienza e sensibilizzare tutti gli attori del sistema affinché si abbattano le lungaggini burocratiche che di fatto ostacolano le adozioni. Perché la felicità per un bambino è l’adozione”.

Ed Elisa continua a sognare una famiglia tutta sua.