Emergenza minori: 10mila Misna, 30mila fuori famiglia, 2000 nel limbo della banca dati, meno di 3000 le famiglie adottive, 50 mila i figli di separati… le nuove sfide dell’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza

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Torna al lavoro l’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza. L’organismo di sorveglianza per la tutela dei diritti dei minori, le cui attività sono rimaste sospese per circa due anni, riprende a essere operativo da mercoledì 23 luglio. I suoi lavori si svolgeranno in sedute plenarie e in gruppi di lavoro tematici.

L’Osservatorio – istituito con la legge 451/1997 contestualmente alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e regolato dal decreto del Presidente della Repubblica 103/2007 – è stato recentemente ricostituito dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti.

È stato lo stesso Ministro, con un proprio decreto del 17 giugno scorso, a nominare i 52 componenti dell’Osservatorio che resteranno in carica per i prossimi due anni. Si tratta di rappresentanti di pubbliche amministrazioni nazionali e locali, enti e associazioni, organizzazioni di volontariato e del Terzo Settore, sindacati ed esperti in materia di infanzia e adolescenza.

L’Osservatorio sarà chiamato a redigere il “Piano biennale sulla condizione dell’infanzia in Italia e sull’attuazione dei relativi diritti” che, una volta fatto proprio dal Governo, costituirà il punto di riferimento operativo per gli interventi prioritari a favore dell’ infanzia.

Uno degli esperti che fanno parte del nuovo Osservatorio, il presidente e fondatore di Amici dei Bambini Marco Griffini, evidenzia le 5 principali emergenze che interessano la fascia più debole dei minori, quella dei fuori famiglia, privi di un padre e di una madre potenzialmente capaci di difendere i loro diritti.

Innanzitutto i minori stranieri non accompagnati: sono quasi 10mila quelli attualmente presenti in Italia, di cui ben 1700 si sono resi irreperibili. Un problema divenuto ormai quotidiano, a causa dei continui sbarchi di migranti sulle nostre coste a cui lo Stato, non disponendo di una cabina di regia per la gestione dell’emergenza, non riesce a garantire un’accoglienza dignitosa. Tutto questo mentre le realtà del non profit, pronte ad accogliere queste persone, vedono disperdersi le proprie forze ed energie. Una speranza arriva dalle centinaia di famiglie disponibili all’affidamento temporaneo di questi minori: sono già più di 1300 quelle trovate da Ai.Bi. su tutto il territorio nazionale.

In secondo luogo, Griffini ricorda i 35mila minori italiani fuori famiglia, di cui più delle metà – compresi molti piccolissimi di età compresa tra gli 0 e i 3 anni – ospitati ancora nelle comunità educative. È necessario riconoscere piuttosto le case famiglia come realtà giuridiche, destinate soprattutto ai casi più complessi. La chiusura delle comunità educative è del resto invocata anche dalla legge, nello specifico la 149 del 2001, che prevede che ogni bambino sia inserito in un contesto familiare, che nelle comunità invece manca. La speranza, quindi, è che questo Osservatorio riesca effettivamente a chiudere le comunità e a riconvertire il loro personale e le loro strutture in una serie di servizi per le famiglie in difficoltà e per le coppie affidatarie. Un esempio positivo arriva da un altro Osservatorio del recente passato che, nel 2006, riuscì a chiudere gli istituti.

Quindi Griffini ricorda i 1900 minori dichiarati adottabili ma ancora in attesa di una famiglia. Un caso paradossale dovuto al fatto che in Italia ancora non esiste una banca dati dei minori adottabili e delle aspiranti famiglie adottive.

Senza dimenticare l’urgenza di un profondo cambiamento del sistema, ormai decisamente inadeguato, delle adozioni internazionali: un risultato raggiungibile solo con una vera riforma della legge in materia. I dati, del resto, parlano chiaro: se da un lato sono sempre più i bambini abbandonati nel mondo – come denunciato anche dal rapporto Dafne per i minori dell’Europa dell’Est e dai numeri che parlano di un nuovo abbandono ogni 15 secondi – dall’altro diminuiscono paurosamente, a partire dal 2006, le famiglie che intendono avviare il cammino adottivo.

Infine, una nuova emergenza. Quella dei minori “abbandonati” davanti alla tv o a internet, “che una famiglia ce l’hanno, ma è come se non l’avessero”, come denunciato da Griffini.

Un’ulteriore aspetto problematico, sollecitato invece da Valter Martini dell’Associazione comunità Giovanni XXIII, è quello dei circa 50mila minori in difficoltà familiare a causa della separazione dei genitori. “Un tema di cui non si parla – dice Martini –, scomodo, su cui andrebbe invece concentrata l’attenzione perché riguarda tantissimi bambini, molti dei quali piccolissimi. È vero che non tutte le separazioni sono ‘violente’, ma si tratta di eventi in ogni caso traumatici per i figli. Gran parte del disagio minorile passa proprio da questo genere di esperienze. È necessario predisporre degli interventi di sostegno alle famiglie e di accompagnamento dei minori in tali situazioni”.

I tempi assegnati dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal Sottosegretario al lavoro Franca Blondelli sono strettissimi: 6 mesi per elaborare il Piano e un anno e mezzo per monitorare gli interventi prioritari approvati. Non c’è che dire: buon lavoro a tutti i membri dell’Osservatorio!