Emergenza restavek: gli schiavi-bambini di Haiti di cui nessuno parla

restavekLi chiamano “restavek” (dal francese “rester avec”, “restare con”) : sono i bambini di Haiti di fatto abbandonati dai loro genitori e affidati a famiglie ricche dalle quali dovrebbero ricevere cibo, alloggio ed educazione in cambio del loro lavoro.

In realtà divengono piccoli schiavi delle famiglie che li ospitano. Sono loro, insieme agli orfani, ad essere i soggetti più vulnerabili in questo momento. Il sistema restavek, aveva avvertito l’ONU nell’immediato post-sisma, “può condurre allo sfruttamento e sfociare in situazioni di tratta di minori”. Per gli esperti del Palazzo di Vetro la “protezione dei bambini deve essere al cuore delle operazioni umanitarie ad Haiti”. Tra i gruppi di bambini più esposti alla minaccia di trafficanti, hanno affermato quattro esperti dell’ONU sui diritti umani, “c’é un aumentato rischio per i bambini non accompagnati, tra cui gli orfani e i restavek, che siano rapiti, schiavizzati, venduti o trafficati a causa dell’accresciuta insicurezza nel Paese”.

E’  un fenomeno radicato e diffuso: sarebbero 225mila i restavek nell’isola, hanno tra i 7 e i 13 anni; la maggior parte di loro arriva dalle zone rurali.

Si stima che il numero dei restavek aumenterà a dismisura nel post-terremoto dato che questa pratica è profondamente radicata nonché accettata dalla società e perfino dalle istituzioni locali. Non esiste, infatti, una legge o un provvedimento che sanzioni le famiglie che fanno lavorare come domestico un restavek, nonostante sia un fenomeno diffusissimo. Tuttavia queste non hanno alcun diritto legale sul minore; si può quindi lavorare per reintegrare il minore nella famiglia di origine.

Ma cosa succede nel caso questo non fosse possibile? Come si fa a restituire l’identità a un restavek per potergli dare la possibilità di vivere e crescere in una famiglia vera, non di padroni?