Fame di Mamma. Anna: “Per la prima volta mi sono vista come donna e come mamma”

Nell’esperienza della comunità Anna ha potuto crescere la sua bambina interiore, imparando a prendersene cura anche contenendone le paure. È così diventata una mamma più consapevole, forte e in grado di dare amore

Oggi vi raccontiamo la storia, o meglio il percorso personale di una donna forte e coraggiosa che abbiamo avuto il piacere di conoscere e voler bene, condividendo per più di un anno la quotidianità 24h su 24. Il suo nome è Anna.

Anna è una mamma fragile. È cresciuta troppo in fretta, la sua storia di vita non le ha permesso di vivere un rapporto sereno con la sua mamma, né di trovare punti di riferimento in altri membri della sua famiglia durante le fasi di crisi della sua crescita.

La sua inesperienza si è tradotta in rapporti amicali che l’hanno portata ben presto in contatto il mondo delle sostanze.

L’arrivo alla Family House

Anna, all’arrivo in Family House, era molto arrabbiata e diffidente sia nei confronti del suo servizio sociale sia del mondo degli adulti in generale, da cui non si era mai sentita capita, contenuta e accompagnata.

L’ingresso in comunità le ha permesso di sperimentare una relazione diversa e positiva con le persone. La presenza educativa 24h su 24, le ha permesso di conoscere e farsi conosceree di poter abbassare le barriere con cui era solita rapportarsi alle persone prima del suo ingresso in comunità.

Partendo dalla gestione delle cose quotidiane, come la conoscenza del territorio e dei servizi presenti nelle aree limitrofe alla comunità, per lei e per la sua bambina, le educatrici le hanno permesso di sentirsi per la prima volta vista come donna e come mamma. Le hanno permesso di potersi raccontare senza sentirsi giudicata, anche rispetto a scelte che in passato non l’avevano tutelata ma esposta a grossi rischi sia fisici che legali.

Questo le ha permesso di vedere che a quei bivi che la vita continuava a presentarle, potevano esserci strade e scelte diverse da fare. Strade e scelte che erano lontane da un modo di vivere volto alla sopravvivenza o alla furbizia, per lei completamente nuove. L’avere avuto accanto persone che l’hanno aiutata a vedere o scoprire le sue risorse invece che continuare a farla sbattere contro i suoi limiti (dovute all’assenza di una guida durante gli anni più formativi della sua vita), le ha permesso di trovare lo stimolo, la forza e il coraggio di riscattarsi dal suo passato.

Fame di Mamma. Anna ed Emma

Anna è arrivata nella nostra comunità quando la sua bambina Emma era molto piccola, nata da pochissime settimane. La situazione iniziale era molto difficile, Anna aveva alle spalle altri progetti non andati a buon fine. Era già mamma di altri bambini, e la sua difficoltà ad affidarsi ai professionisti del sociale coinvolti sul suo progetto, inizialmente ha fatto temere la separazione della diade (il suo decreto prevedeva la possibilità di adozione per la sua bambina, se il percorso di Anna avesse avuto un epilogo negativo).

Anna era perciò molto arrabbiata quando l’abbiamo conosciuta, con la vita, con le persone, e con se stessa, per tutto quello che le era capitato e che le stava capitando, e non credeva nella possibilità di un reale aiuto per lei.

Le educatrici affiancandola e contenendo anche le sue emozioni spesso violente, non scoraggiandosi al suo primo rifiuto, le hanno permesso di trovare modi di dire e fare le cose.

Rifiorire riscoprendo la fiducia

Quello di Anna non è stato un percorso facile, più volte si è arrabbiata ed ha interrotto i colloqui con le educatrici. Tuttavia, il vederle sempre poi pronte ad incoraggiarla o a supportarla praticamente nell’organizzazione della routine della sua bambina quando doveva recarsi in visita dagli altri figli; a curarla accompagnandola dal medico quando era ammalata o doveva recarsi alle visite di controllo che avrebbe evitato; o a offrirle una tisana per l’ennesima chiacchierata sul senso del suo progetto le ha permesso di cominciare a fidarsi e ad affidarsi.

Giorno dopo giorno, gesto dopo gesto, tra un caffè condiviso Anna ha costruito un rapporto autentico e basato sulla fiducia con le operatrici, che le ha permesso di recuperare l’esperienza di figlia che aveva perso e ha poi trasferito nel rapporto con la sua bambina.

Ha elaborato il suo più grande dolore, quello di non poter avere con sé tutti i suoi figli. E ha smesso di pensare di dover fare tutto da sola e con i suoi modi per non essere separata dalla sua bambina, iniziando a vedere il percorso di rinforzo delle sue competenze genitoriali in comunità come la sua più grande opportunità. Quella di dare a Emma ciò che non aveva potuto dare agli altri figli, quell’amore per lei così estraneo e difficile da dare e da ricevere.

Nell’esperienza della comunità ha potuto crescere la sua bambina interiore, imparando a prendersene cura anche contenendone le paure. È così diventata una mamma più consapevole, forte e in grado di dare amore alla sua Emma.

Quel rapporto tra lei e le educatrici, fatto di confronto quotidiano anche sulle conseguenze di alcune scelte, che non aveva potuto sperimentare prima nella sua vita è stato per lei una luce e una guida per poter trovare il coraggio e la forza di fare scelte differenti da quelle che aveva fatto sua madre prima e lei dopo.

Una scatola di consigli e una vuota da riempire con le esperienze felici

La fiducia che Anna ha riposto nell’equipe educativa l’ha portata alla fine del suo percorso comunitario a chiedere la costruzione insieme di uno strumento educativo personalizzato. Proprio quando tutti le avevano rimandato che era pronta “a far le valigie” per continuare il percorso con la sua bambina in un alloggio per l’autonomia, Anna ha chiesto di costruire insieme un kit per le emergenze che qualunque mamma vive nel percorso di crescita del suo bambino.

Le educatrici, in risposta a questa richiesta, hanno creato con lei il regalo per le sue dimissioni: una scatola con i consigli che aveva ricevuto durante la sua permanenza in comunità e che ora fanno parte del suo bagaglio di mamma, e hanno aggiunto un’altra scatola, vuota ma da riempire con i pensieri belli e le esperienze felici che ora sarà in grado di vivere, sentire e regalare alla sua piccola Emma.