Fame di Mamma. La storia di Cecilia: “Voglio essere una mamma diversa da quella che ho avuto io!” 

Cecilia quando il giudice aveva scelto per lei l’inserimento in comunità, aveva faticato a capirne il senso. Voleva bene alla sua mamma e al suo papà, ma i servizi sociali si sono visti costretti al suo allontanamento in quanto da una segnalazione della scuola era emerso che veniva quotidianamente malmenata dal padre

Nelle strutture per l’accoglienza di Ai.Bi. spesso trovano accoglienza mamme giovanissime che crescono come donne e come madri insieme ai loro figli: una di queste mamme è Cecilia.

Le violenze subite in famiglia

Cecilia  era ospite in una comunità minori, in quanto a seguito di una segnalazione della scuola era emerso che veniva quotidianamente malmenata dal padre.
Il papà di Cecilia, aveva perso il lavoro all’età di 40 anni, e nei due anni successivi ha avuto un repentino crollo dell’umore che l’ha portato a rifugiarsi nell’alcool e a trasformare completamente il suo carattere. Da grande lavoratore si è trasformato in un uomo violento e scontroso, che agiva quotidianamente comportamenti violenti sia verso la mamma che la figlia. Il servizio sociale aveva provato a supportare la famiglia di Cecilia, ma sia il papà che la mamma, convinti che i panni sporchi si devono lavare solo in famiglia, hanno boicottato qualsiasi aiuto e alla fine il servizio si è visto costretto al collocamento di Cecilia in comunità minori per garantirle un contesto di vita meno imprevedibile e più centrato sui suoi bisogni di giovane adolescente.

L’accoglienza in  comunità per minori

Cecilia quando il giudice aveva scelto per lei l’inserimento in comunità, aveva faticato a capirne il senso. Voleva bene alla sua mamma e al suo papà, anche se ogni giorno diventavano sempre meno il suo punto di riferimento e capiva di non potersi confrontare e aprire con loro sui cambiamenti che stava vivendo durante l’adolescenza.
Non è stato facile per lei aprirsi con educatrici ed educatori sconosciuti, ma la loro presenza costante nei momenti del bisogno e l’aiuto pratico dovuto alla loro consapevolezza, hanno portato Cecilia ad esplorare il suo mondo interno, compreso il suo dolorosissimo vissuto di figlia non vista, di bambina diventata grande troppo in fretta.
Era riuscita a concentrarsi meglio sullo studio, e ormai vedeva sempre più vicino il traguardo del diploma. L’assistente le aveva garantito che anche se a casa le cose non erano cambiate, e non si poteva pensare ad un rientro per i suoi 18 anni, non si doveva preoccupare perché anche lei, come molti altri ragazzi al compimento dei 18 anni potevano accedere a degli appartamenti in condivisione con altri ragazzi e al supporto educativo fino almeno ai 21 anni. Cecilia si era sentita sollevata, e anche protetta.

L’incontro con Raoul e la scoperta di essere incinta

Proprio però quando era prossima al passaggio in autonomia, durante un’uscita con le amiche alla festa patronale ha incontrato Raoul, arrivato insieme alle giostre per la festa patronale di Sant’Alessandro.
Raoul è per metà creolo e per metà croato, e da sempre gira il mondo con la sua famiglia: giostrai di professione. È ammaliante, ha gli occhi verdi e profondi come i laghi di montagna e sa catturare l’attenzione di tutti con le sue storie di vita collezionate per il mondo e la sua gentilezza. Cecilia è subito rimasta colpita non solo dal suo sguardo, ma anche dalle sue storie. Tra un gettone e un giro di giostra è scattata la scintilla tra i due, e la passionalità e il desiderio di sperimentare legata all’età hanno fatto il resto.
A due mesi dalla festa patronale Cecilia ha scoperto di essere incinta, e purtroppo Raoul con la sua attività di giostraio non si è rivelato una risorsa per lei nella condivisione della responsabilità di questa nuova vita.

Il passaggio alla comunità mamma-bambino

Cecilia con il supporto delle educatrici della sua comunità e di un consultorio in grado di accompagnarla nelle scelte che la gravidanza la chiamava a fare, ha visto in quella nuova vita una possibilità di essere una mamma diversa da quella che ha avuto lei. Ha sentito dentro di sé che proteggere quella nuova vita, era anche un riprendere contatto con la sua bambina interiore, e così ha deciso di accettare il passaggio nella nostra comunità mamma-bambino al quinto mese di gravidanza.
Con questo passaggio Cecilia ha dovuto aggiungere al cambiamento che stava vivendo come ragazza e sul suo corpo, anche quello di contesto abitativo. Era molto spaventata dalle limitazioni, dal giudizio e dal rischio di non essere davvero pronta a fare la mamma.
Le educatrici che l’hanno accolta l’hanno tranquillizzata mostrandole gli spazi preparati e dedicati a lei e alla sua bimba.
Cecilia ricorda ancora quanto si sia sentita alleggerita dalle parole dell’educatrice Letizia che le ha ricordato che di fronte ad una ripida scala è importante soffermarsi non tanto sul numero dei gradini da salire, ma su chi abbiamo a fianco nella salita e sull’iniziare a salire il primo gradino. Cecilia aveva sentito in quelle parole tutta la rassicurazione di Letizia e il desiderio di esserle vicino nell’esperienza più stravolgente della sua vita.

La nascita di Naomi

La connessione avuta con l’educatrice ha portato Cecilia a volerla accanto nella scelta del corredino della piccolina, e soprattutto a volerla in sala parto a tenerle la mano nel momento in cui per un attimo ha pensato di non essere abbastanza forte per mettere al mondo quella nuova vita. Entrambe si sono commosse quando Naomi ha emesso il suo primo vagito.
Molte volte si è chiesta se ha fatto bene a darle una famiglia a metà, senza un papà. La lettura di un libricino per bimbi sui molti tipi di famiglie che esistono e sul fatto che in questo mondo non c’è la famiglia perfetta ma possiamo fare del nostro meglio per rendere la nostra famiglia unica, l’hanno rasserenata e riportata sul motivo per cui aveva scelto di portare avanti la gravidanza: dare a sua figlia e a se stessa tutta la cura e l’affetto di cui era capace.

Il sogno nel cassetto

Oggi, Cecilia si è diplomata e a Naomi, che ha appena compiuto 6 mesi, sono spuntate due bellissime palettine con cui sente di poter addentare il cibo e la vita. Cecilia ancora non crede a questo miracolo che vive come donna e come mamma, ma nei piccoli adattamenti che deve fare per adattarsi alle tappe della crescita di Naomi, e nei traguardi che sta raggiungendo come donna sente che ha in se stessa tutta la resilienza per potercela fare.
Ha un sogno nel cassetto laurearsi, magari insieme a sua figlia.

Un’Adozione a Distanza in Italia

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