Fame di Mamma. L’infanzia violata della piccola Luz (1) 

Per riuscire a tener “tranquillo” il padre, Luz aveva imparato a non respingere i suoi atteggiamenti di abuso fisico e per mantenere i due fratellini era costretta ad andare a rubare al mercato dove veniva picchiata duramente quando veniva scoperta dai venditori

Essere madre vuol dire provare un amore “folle”. Un amore così immenso che può portare una madre a compiere scelte dolorose, inimmaginabili, solo per amore del proprio bambino. Questa è la storia di Luz
Luz è una giovane donna colombiana, bellissima, con i capelli folti, lunghi e neri, che tiene legati in acconciature sempre diverse.
Si diverte infatti a cambiare spesso pettinatura, una volta li raccoglie in uno chignon, un’altra in una lunga treccia, un’altra ancora fa mille piccole treccine, un’altra ancora li fa ricci, poi lisci e poi con il frisé.

L’importanza di essere visti

Sa di essere molto bella e le piace essere notata, vuole essere osservata, riconosciuta, guardata. Forse perché fin da bambina è sempre rimasta inosservata, senza nessuno che si occupasse di lei, che le desse valore. Ha imparato che l’unico modo che possiede per venire accettata e considerata è utilizzare il suo aspetto fisico.

Un’infanzia doloroso

Luz proviene da una realtà di sofferenza, un’infanzia che nessun bambino dovrebbe subire. Figlia di una coppia molto povera, che non ha saputo dare ai propri figli alcun  tipo di ricchezza, a prescindere da quella economica. Le carenze affettive, emotive, familiari erano enormi.
I genitori di Luz si sono sposati giovanissimi, la coppia ha avuto subito tre figli, Luz, la maggiore, ha solo tre e cinque anni di differenza dai suoi fratelli, ma nonostante questo ha dovuto fare lei da madre ai più piccoli. La madre soffriva di un forte disturbo depressivo che la costringeva a stare sempre a letto e a non avere le forze per prendersi cura in maniera adeguata dei propri figli e della casa.
La situazione di salute della madre non trovava miglioramento, sia perché non possedevano le competenze necessarie per riconoscere di avere una patologia, che per carenza di soldi sufficienti per rivolgersi ad un medico che potesse curarla.
Il padre infatti, attribuiva alla propria compagna ogni colpa, la insultava dicendo di essere pigra e di essere una pessima madre ; l’uomo non era per la famiglia di alcun  supporto, anzi, era causa lui stesso di ulteriori disagi perché non si occupava dei figli, era spesso fuori casa e spendeva i pochi soldi che possedevano in alcool. Tornava spesso a casa ubriaco e molto aggressivo nei confronti di tutti i componenti della famiglia, aveva anche atteggiamenti di abuso fisico nei confronti di Luz, che la piccola aveva imparato a non respingere per riuscire a tener “tranquillo” il padre.

L’abbandono

Un giorno il padre non fece più ritorno a casa e non si ebbero più sue notizie. Luz fu quasi sollevata dalla notizia ma i suoi problemi non erano comunque terminati. La madre non era in condizioni per potersi occupare dei tre figli che al tempo avevano 3, 5 e 8 anni. I bambini non avevano nulla da mangiare e Luz era costretta ad andare a rubare al mercato per poter far mangiare lei e i propri fratellini, rischiando di venir picchiata duramente quando veniva scoperta dai venditori.

A casa della zia

La “salvezza” per i tre bambini arrivò quando la sorella della madre, che da anni viveva a Milano, preoccupata della situazione in cui versava la famiglia, si è offerta di ospitare a casa sua i tre bambini.
La zia sembrava una figura di riferimento adeguato, era gentile e accogliente, per la prima volta Luz aveva dei giocattoli e delle scarpe nuove, aveva addirittura la possibilità di andare a scuola, leggere, studiare, imparare, giocare. Sembrava per Luz di essere in una favola, si sentiva come una principessa, salvata da un’altra principessa che le aveva concesso la possibilità di poter cavalcare su un cavallo bianco alato, il cavallo della libertà, finalmente poteva essere serena, finalmente poteva essere una bambina.
Purtroppo però questa favola durò poco. I vissuti traumatici dell’infanzia di Luz continuavano a rimbombare in lei, come se fossero ancorati e non volessero staccarsi del tutto. Luz cercava di non pensarci e forse in alcuni momenti era così, ma loro erano sempre in agguato quasi a volerle ricordare da dove proveniva e cosa poteva aver fatto per doversi meritare tutta quella sofferenza.

Le conseguenze dei traumi infantili

A 11 anni iniziarono i primi comportamenti provocatori rivolti verso la zia, come se volesse metterla alla prova, per vedere quanto la zia potesse resistere e soprattutto quanto ci teneva a lei, quanto era disposta a sopportare per averla con se, per accettarla. Luz divenne sempre più minacciosa e anche aggressiva, sia verbalmente sia fisicamente.
Scappava di casa, lanciava oggetti, tirava fuori tutti i vestiti dagli armadi e li tagliava con le forbici. L’adolescenza di Luz è stata molto tormentata, caratterizzata da forti oscillazioni dell’umore, alternava infatti momenti di apatia e forte tristezza in cui aveva scoppi di pianto, non si lavava, rimaneva chiusa in stanza senza mangiare o parlare, a momenti in cui era euforica, compiva azioni impulsive, non dormiva, rimaneva sveglia tutta notte con la musica alta o scappava di casa con qualche ragazzo, più grande di lei, con cui passava la notte fuori.
Emersero in questo periodo degli atteggiamenti sessualizzati molto accentuati. Luz, quando era nella fase di “euforia”, si vestiva con gonne molto corte, scollature profonde, tacchi alti e si truccava molto pesante, anche rispetto alla sua giovane età. Aveva iniziato ad avere anche atteggiamenti “provocanti” nei confronti dei professori, che spesso segnalavano la situazione alla zia e la invitavano a rivolgersi ad uno specialista per fornire un supporto psicologico alla minore.
La zia però si è sempre rifiutata di portare Luz da uno psicologo o neuropsichiatra, in quanto era fonte per lei di vergogna e considerava gli atteggiamenti della nipote come un affronto fatto volutamente dalla ragazza, senza mettere in conto che invece Luz potesse esprimere così tutta la sofferenza e il vissuto traumatico che continuava a starle incollato addosso e non possedeva altri mezzi per “scacciarlo”.
Luz aveva imparato dall’esperienza di violenza con il padre, che mostrarsi compiacente e avere atteggiamenti sessualizzati con le figure adulte, era l’unico modo per ricevere attenzioni o ricevere loro approvazione.

(1 continua) 

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