Fame di Mamma. Il “tutore volontario” di un minore straniero non accompagnato: “La mia mamma italiana!”

La storia di un minore straniero non accompagnato, del suo coraggio e della sua nuova vita grazie all’impegno di una tutrice volontaria

Suonano alla porta e, con mia sorpresa, si presenta un ragazzone. Mi saluta in italiano con un forte accento albanese e mi abbraccia. Lo guardo e subito affiora un ricordo: Mario. L’ho conosciuto quando aveva 17 anni, al Tribunale per i Minorenni, al momento del mio giuramento come tutrice volontaria per minori stranieri non accompagnati (MSNA). Mario era arrivato in Italia da due settimane, senza famiglia, senza documenti, ospite in una comunità. La prima volta che l’ho visto aveva un’espressione di paura sul viso, ma anche una determinazione che non si poteva ignorare.

Il viaggio di Mario

Davanti al giudice raccontò del suo viaggio, motivato dalla convinzione che in Italia “tutti lavorano”, come aveva visto in televisione. “Io sono il più forte della mia famiglia,” aveva detto con orgoglio. Proveniva da una famiglia in cui nessuno lavorava, e sentiva su di sé la responsabilità di fare qualcosa. Da quel giorno, è iniziata una relazione che va ben oltre il mio ruolo formale di tutrice. Il nostro compito, come tutori volontari, non è solo quello di vigilare sui diritti dei minori, ma anche di essere un punto di riferimento, una guida nella loro integrazione.

Una mamma italiana

Mario mi chiamava subito “mamma italiana”. Mi raccontava della sua vera madre, in Albania, della nostalgia per la sua terra e della sua determinazione nel voler riuscire a costruire un futuro migliore, per lui e per la sua famiglia. Ogni giorno si sforzava di comprendere le regole della comunità in cui viveva, di adattarsi a una cultura nuova, di fare il suo meglio per dimostrare la sua forza, fisica e di volontà. Mi mostrava con orgoglio i suoi muscoli e chiedeva con insistenza di poter lavorare.

Il percorso burocratico

Il percorso non è stato facile. Andare negli uffici dell’anagrafe o in questura per ottenere i documenti necessari spesso significava scontrarsi con burocrazia, pregiudizi e, talvolta, velati atteggiamenti razzisti. Ma non ci siamo mai arresi. Lui voleva lavorare e, da solo, ha trovato una pizzeria disposta a prenderlo come apprendista. Con l’aiuto degli operatori della comunità, siamo riusciti ad avviare uno stage da pizzaiolo, e dopo solo due mesi Mario ha firmato il suo primo contratto di lavoro, che gli ha permesso di affittare una stanza e iniziare una nuova vita.

La stabilità raggiunta

In un attimo sono arrivati i suoi 18 anni, e il mio ruolo come tutrice è terminato. Ma oggi, a distanza di due anni, Mario è tornato a trovarmi. Mi sorride, come sempre, e mi chiede se mi ricordo di lui. Con grande gioia mi racconta che ce l’ha fatta: ora lavora da un anno come operaio in una grande fabbrica di finestre. Ha un contratto a tempo indeterminato e vive da solo in un appartamento in affitto. “Sono felice,” mi dice. “Lavoro anche 10 ore al giorno, ma mi alzo ogni mattina di buon umore, perché mi piace il lavoro. Finalmente ho raggiunto il mio sogno, e volevo dirtelo, cara mamma italiana.”
Quel saluto, quell’abbraccio, racchiudono tutto il significato di un percorso vissuto insieme, fatto di sfide, di speranza e, infine, di successo.

(Francesca, tutore volontario)

Diventare tutore volontario

Chi volesse diventare tutore volontario di un minore straniero non accompagnato deve dichiarare la propria disponibilità partecipando al bando indetto dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza competente della propria regione.

Un’Adozione a Distanza in Italia

Sostieni anche tu le attività promosse da Ai.Bi. in Italia a sostegno dei minori nelle case-famiglia, i bambini con le loro madri nelle comunità mamma-bambino e negli alloggi per l’autonomia e gli adolescenti in necessità nelle comunità educative. Puoi farlo con un contributo di 10 euro al mese, aderendo al progetto di Adozione a Distanza “Fame di Mamma”.