Feto abortito ancora vivo dopo 24 ore. Pesa l’assenza dell’“adozione in pancia”

vitaEpisodio sconcertante a Rossano (Cosenza) dove un feto di cinque mesi e mezzo è sopravvissuto, per più di 24 ore, all’interruzione volontaria di gravidanza ed è stato “dimenticato” su un tavolo dell’ospedale in cui la madre aveva deciso di abortire.

Il fatto è stato segnalato da un prete in servizio nell’ospedale di Rossano che si è accorto con orrore che la creatura avvolta in un fagotto di tela bianca deposta su un tavolo della sala operatoria si era mossa. La creatura non solo non era morta, ma era ancora viva, respirava e si muoveva. Inutile e arrivata troppo tardi l’assistenza al piccolo che è stato messo in un’incubatrice di Neonatologia nell’ospedale di Cosenza dove ha smesso di respirare lunedì mattina. Annunciata l’apertura di un’inchiesta per verificare se l’interruzione volontaria di gravidanza è stata realizzata nel rispetto della legge 194.

Un episodio scioccante che, come evidenzia il medico e parlamentare Malania Rizzoli nelle colonne de “Il Giornale”, non rappresenta purtroppo un caso isolato. Accade, infatti, che se un feto viene abortito oltre la metà delle settimane di gestazione (venti), è molto probabile che nasca vivo. Come evidenzia Rizzoli in sala operatoria il medico consegna il feto abortito, a cui non viene legato il cordone ombelicale per accelerarne la morte, ad un’infermiera che lo avvolge in un fagotto di garze e lo pone su un tavolo nella sala operatoria, abbandonato al suo destino, che è appunto quello di essere stato abortito.

Nessuno dell’équipe medica e infermieristica ha l’autorizzazione o la facoltà di sopprimere il feto nato vivo, né di accelerare la sua fine, per cui si attende, lasciandolo senza assistenza medica che la vita, o la morte, faccia il suo decorso. Molte volte, come nel caso di Cosenza, un feto, anche se malformato, può resistere in vita anche diverse ore dopo l’intervento.

Occorre allora interrogarsi su quali possibilità abbia una vita, così fragile come quella del neonato di Rossano, di essere tutelata. Era un feto malformato, aveva appena cinque mesi e mezzo, eppure è nato vivo e ha lottato per 24 lunghe ore pur di rimanere in vita. Nonostante tutte le difficoltà, con la sua presenza, ha dimostrato che non voleva rinunciare a stare al mondo.

Ecco che se i figli non desiderati dalle loro madri avessero una possibilità in più, avessero l’opportunità di avere dei genitori accanto disposti a combattere con loro per poterli fare sentire figli non balzerebbero sulle pagine di cronache episodi come quello di Rosarno e denunce come quella del medico Rizzoli.

Quale possibilità avrebbe avuto questa creatura di essere figlio? Ora non possiamo saperlo, ciò che appare evidente è che servono misure e politiche per sostenere le donne in difficoltà e garantire il diritto alla vita del nascituro.