Francesco Belletti al Convegno Internazionale di Ai.Bi.

“La famiglia è un bene importante, è un luogo che aiuta, educa e fa crescere. La famiglia è la prima agenzia educativa per un bambino.” Sono queste le parole di Francesco Belletti, Direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia di Milano e Presidente del Forum delle Associazioni Familiari, per introdurre la relazione che terrà al Convegno “Emergenza educativa” che si terrà a Cervia il 24-25 agosto.

“Nella società contemporanea si sono affermate nuove agenzie educative che hanno spiazzato sia la famiglia che la scuola: internet, l’associazionismo sportivo, le aggregazioni formali e informali giovanili hanno assunto sempre più una valenza educativa. Il panorama si è così allargato a una molteplicità di interlocutori, quindi pensare che siano solo i genitori il modello educativo dei figli è poco verosimile. Il bambino, e ancora di più l’adolescente, possono trovarsi disorientati da una molteplicità di modelli, per questo la sfida è quella di governare e armonizzare gli input che arrivano da tutte le agenzie educative.
In questo senso sono necessarie le alleanze tra i vari attori (famiglia, scuola, media, movimenti di aggregazione giovanile, etc) per giungere a una piena preparazione del minore e offrire un orientamento unico al suo percorso educativo. I genitori non possono considerare la televisione, ad esempio, come un “nemico” che sminuisce il loro ruolo educativo, ma dovrebbero tentare di discuterla e commentarla per avvicinarsi ai figli. Viceversa le altre agenzie educative dovrebbero avere consapevolezza che è la famiglia il primo luogo di formazione e educazione dei minori e non possono prescindere da un confronto con essa.
Per i minori in difficoltà familiare, la famiglia rimane comunque un orizzonte simbolico. La questione dei bambini che vivono in comunità, Casa famiglia o in affido porta una sfida in più poiché dà a tutti i soggetti che “sostituiscono” i genitori la responsabilità di saper alimentare una buona rappresentazione familiare ed educativa. Questo non sempre è facile. L’insegnante che, ad esempio deve relazionarsi con la famiglia affidataria dello studente, si deve districare tra genitori affidatari, operatori sociali, educatori senza avere tutti gli strumenti per farlo.
Serve un progetto individualizzato per il minore fuori famiglia, uno sguardo capace di leggere ogni sua esigenza. Come diceva Don Milani “Non c’è peggiore cosa di trattare allo stesso modo persone con bisogni diversi”. Alla scuola serve questo: strumenti e risorse per poter leggere e rispondere anche alle esigenze degli studenti che hanno un passato e un presente da fuori famiglia. Le Linee guida per una scuola a misura di bambino, che elaboreremo a Cervia serviranno proprio a questo. Favorire un cambiamento culturale nella scuola per dare risposta ai loro bisogni”.