Francia: i figli adottati potranno sapere il nome della mamma

In Francia sono i “nè sous X“, i nati sotto anonimato, cioè i figli di nessuno. Sono coloro che, alla nascita, non sono stati riconosciuti dalla madre e quindi dati in adozione. La legge francese dà infatti la possibilità alle partorienti, non solo di non riconoscere il bambino, ma anche di mantenere segreta la sua identità sia prima che dopo la nascita del figlio. La mamma ha due mesi di tempo per cambiare opinione, dopodiché il neonato viene affidato alla Direzione Affari Sociali affinché venga dato in adozione. La legge, introdotta nel 1941 sotto il regime di Vichy ha trovato finora un’inflessibile applicazione. Impossibile per un figlio conoscere il nome della propria madre, e viceversa. I documenti sono conservati come fossero un segreto di Stato, molti archivi sono andati distrutti. Si stima che in Francia il numero dei “nati sotto X“ sia almeno di 400mila. Un fenomeno in calo negli ultimi tempi, anche se ogni anno si registrano comunque tra i 600 e i 700 casi.
Ora una doppia breccia – rivela il quotidiano Liberation – si sta aprendo in questo muro che divide madri e figli. Da una parte una corte d’appello ha sentenziato di affidare la custodia di un bambino “nato sotto X“ ai nonni naturali. E ciò nonostante l’opposizione della madre. Una decisione che ha stupito non solo tutta la Francia, ma anche i diretti interessati.
Dall’altra parte si è mossa la politica, forse per parare mosse unilaterali dei giudici. Un deputato dell’Ump, il partito di Sarkozy, si appresta a presentare una proposta parlamentare al premier Fillon in cui si prevede una radicale modifica delle “parti sotto anonimato“. Il meccanismo rimarrebbe immutato al momento della nascita, ovviamente al fine di garantire la segretezza e la privacy della partoriente e del nascituro. Quello che cambierebbe è il divieto di accedere, successivamente, ai dati sensibili riguardanti la mamma e il figlio. O meglio, se uno dei due volesse conoscere il nome dell’altro, sarebbe possibile nel caso che la controparte sia d’accordo. Altrimenti il segreto rimarrebbe tale.

(Fonte: Il Giornale 29/01/2011)