Gabicce 2015. Musavuli (Rdc): “In Africa, adozioni internazionali frenate da un pregiudizio culturale. E milioni di bambini perdono l’infanzia per strada”

BAMBINO RDC

È soprattutto un pregiudizio culturale a creare diffidenza verso l’adozione internazionale in Africa. Un pregiudizio che si rivela letale per milioni di bambini che restano per anni negli istituti o per strada, dove ad attenderli c’è solo la violenza e la morte. È quanto emerge dalle parole dell’esperto di adozioni avvocato Martin Kasereka Musavuli Okende. Sarà lui a rappresentare l’Africa al convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”, organizzato da Amici dei Bambini per le giornate del 26 e 27 agosto a Gabicce Mare, in provincia di Pesaro e Urbino.

“Per migliaia di bambini del mio Paese – lancia l’allarme Musavuli – il futuro si chiude prima ancora di avere il tempo  e l’intelligenza” di diventare grandi. “Un bambino abbandonato alla nascita non ha l’opportunità di sopravvivere se non è educato da nessuno. E i dati sui minori abbandonati non sono mai reali, perché ancora la maggior parte dei neonati non viene registrata alla nascita”.

L’adozione internazionale in Africa è fortemente influenzata da fattori legati a storia, tradizioni, cultura e dimensioni dei Paesi, oltre che a dinamiche politiche e tipologie di welfare realizzate. “Molto spesso – evidenzia l’avvocato congolese – le adozioni internazionali scontano il pregiudizio di essere assimilate a pratiche lontane da poter essere considerate strumenti di protezione dell’infanzia. Questo stesso pregiudizio porta frequentemente i Paesi a chiudere le porte a quello che è uno degli strumenti di protezione dell’infanzia previsti dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo, ratificata da gran parte dei Paesi africani”.

In questo quadro, la situazione dell’infanzia resta drammatica. “Migliaia di bambini abbandonati, orfani e senza famiglia vivono negli orfanotrofi. Ma sono i più fortunati – avverte Musavuli -. La maggior parte dei minori si ritrova in strada ad affrontare i pericoli e la morte. Non possiamo accettare che la soluzione per migliaia di bambini abbandonati sia la morte o l’oblio nei centri di accoglienza fino alla maggiore età”.

Come intervenire quindi per alleviare le sofferenze dell’infanzia africana? Si deve iniziare dalla cultura – è la ricetta dell’avvocato congolese -, facendo capire ai popoli che cosa sia davvero l’adozione. I Paesi di accoglienza dimostrino il loro impegno costruttivo, assistendo i Paesi africani e consentendo loro di acquisire fiducia nell’adozione internazionale. L’orfanotrofio e la strada non sono i luoghi giusti in cui un bambino possa essere amato ed educato. “Non possiamo permetterci di perdere altro tempo nell’affrontare l’emergenza”, conclude.