Gandolfini: “Per annullare la deriva antidemocratica in corso l’unica risposta è un ‘no’ alla riforma costituzionale”. Un esempio? Nell’adozione internazionale la democrazia non c’è già più da 2 anni

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Se in un Parlamento con due Camere il disegno di legge sulle unioni civili rischia di passare senza il minimo dibattito parlamentare, come è già successo al Senato, che cosa potrà mai succedere quando, una volta approvata la riforma costituzionale ideata dal governo, la Camera legislativa sarà una sola e l’esecutivo potrà contare su una maggioranza bulgara? È questo il punto centrale del botta e risposta di questi giorni tra il premier Matteo Renzi e il portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli” Massimo Gandolfini.

All’indomani del sì del Senato al ddl sulle unioni civili ottenuto dall’esecutivo ricorrendo alla fiducia, Gandolfini ha definito la procedura seguita per conseguire il consenso al disegno di legge “un autentico sfregio alle leggi e agli obblighi previsti dalla Costituzione”. “Il premier si è portato a casa una legge con quel maxiemendamento che tutti conosciamo – ha spiegato Gandolfini -. Ciò è stato fatto evitando che questa legge delicatissima e divisiva venisse discussa in Commissione giustizia, poi con il tentativo del cosiddetto canguro, infine ponendo la fiducia. Perciò, di fatto, qualsiasi tipo di discussione, di confronto democratico, è stato sfregiato e abolito. Aver messo la fiducia sul ddl Cirinnà, nelle modalità che tutti conosciamo, è stato come dire ai senatori: ‘Guarda che di quello che pensi tu non me ne importa niente’”. “Non abbiamo alle spalle gruppi di potere o lobby, ma gente bella, onesta e leale che ora dovrà diventare cittadinanza attiva – ha detto ancora Gandolfini, che poi ha promesso: – Ci ricorderemo di questa deriva antidemocratica quando si tratterà di votare al referendum sulle riforme costituzionali”. Da qui l’invito rivolto a tutti i cattolici dal medico bresciano ad aderire ai comitati per il No al referendum previsto per ottobre.

Rispondendo a Gandolfini, il premier si è chiesto: Che c’entra la difesa della famiglia con la riforma del Senato? Che c’entrano le coppie omosessuali con la cancellazione del Cnel? Che c’entrano i movimenti religiosi con le competenze regionali su energia e turismo?”

C’entrano, eccome. Se oggi, con due Camere, il governo è riuscito a fare passare un ddl contrario al parere della maggioranza degli italiani annullando il dibattito parlamentare, nel nuovo Parlamento previsto dalla riforma – con una sola Camera in cui l’esecutivo, grazie alla nuova legge elettorale, potrebbe avere una maggioranza schiacciante –  si potrebbe adottare sempre un simile procedimento antidemocratico.

Insomma è finito il tempo della democrazia e del diritto di dire no. Un  esempio di questa deriva antidemocratica, del resto, c’è già. È il settore dell’adozione internazionale che, da quando Renzi è diventato premier, vive una situazione di assurda paralisi, con un’Autorità Centrale in cui le garanzie democratiche sono state sospese.

Negli ultimi due anni la Commissione Adozioni Internazionali non si è mai riunita, perdendo il suo carattere collegiale e prendendo decisioni per mano di una sola persona che riveste allo stesso tempo i due ruoli, tra loro incompatibili, di presidente e vicepresidente. Quindi nessuno è in grado di controllare davvero l’operato di quest’ultima. Il ruolo di controllore, che spetterebbe alla presidente, è ricoperto infatti dalla stessa persona che dovrebbe essere da lei controllata, ovvero la vicepresidente.

Non si organizzano i Tavoli Paese con gli Enti Autorizzati  per analizzare e risolvere  le problematiche  che emergono nei singoli Paesi, poiché le realtà di questi, riguardo alle adozioni, le conoscono nel concreto solo gli Enti stessi.
Allo stesso tempo non si tengono incontri con gli enti e le associazioni familiari.

Non si avviano colloqui con le Autorità Centrali straniere, in coordinamento con gi altri attori del sistema, per l’apertura di nuovi Paesi e gli accordi bilaterali non vengono attuati.

Al contempo la Cai ha costretto alcunecoppie a revocare il mandato affidato agli enti e non procede ai rimborsi delle spese sostenute dalle coppie adottive.

Inoltre non risponde quando gli enti e le famiglie inviano richieste di chiarimenti, oltre a non saldare i progetti di cooperazione finanziati da Bando CAI e regolarmente realizzati e rendicontati dagli Enti Autorizzati.

A tutto questo si aggiunga che il governo non ha risposto praticamente a nessuna delle quasi 40 tra interrogazioni e interpellanze parlamentari presentate sul tema delle adozioni internazionali e della malfunzionamento della Cai.

E per la prima volta, a causa della mancata pubblicazione da parte della Commissione del rapporto statistico sulle adozioni realizzate, mancano i dati relativi a ben due anni (il 2014 e il 2015).

L’evidente sospensione della democrazia sta quindi rapidamente distruggendo una delle più belle realtà della società italiana, l’adozione internazionale. E la sensazione è che questo sia solo l’inizio di una deriva antidemocratica che potrebbe finire per interessare tutti gli aspetti della vita del Paese.