Gesu’ appartiene a Giuseppe

Don Alberto Cozzi, Docente di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano) ha suggerito una lettura diversa della figura di Giuseppe che deve essere quindi interpretata alla luce della sua missione e non a criteri di perfezione e virtù.

“Bisogna passare da una considerazione moralistica (uomo giusto, casto, mansueto) ad una visione storico salvifica. E’ vero, Giuseppe ci supplica di toglierlo dal mito e ridargli un corpo. Il Corpo di Giuseppe infatti non deriva da un intreccio immaginario di relazioni ma è una condensazione di simboli e tipi, oggetto della narrazione biblica” sono queste le parole pronunciate da Don Cozzi nell’introdurre la sua relazione.

“Giuseppe è colui che realizza l’accoglienza del Messia. Maria è l’umile serva preparata ad essere madre di Dio. Giuseppe è colui che Dio ha scelto per essere l’ordinatore della nascita del Signore, ha l’incarico quindi di provvedere all’inserimento ordinato del Figlio di Dio nel Mondo. A lui è stata affidata tutta la vita privata e nascosta di Gesù” .
Si potrebbe quasi dire che, in questa prospettiva, Giuseppe da un lato fa da sfondo per la comprensione del dono di Gesù in Maria, dall’altro offre la misura della “giusta risposta” per accogliere ciò che è donato, ossia la nuova presenza di Dio in Gesù”.

Giuseppe non lo devi capire, lo devi imitare perché come scrive Dore Maria Giovanna “a voler sapere di Giuseppe si entra in lotta col silenzio di Dio”.
Rispettando il segreto di Dio e il suo Silenzio, la narrazione evangelica rimane infatti sobria.

“Il ruolo di Giuseppe? Dare il nome a Gesù che gli consente di sentire la chiamata da Dio garantendo la continuità nella discontinuità dei tempi. Il ruolo che Dio affida a Giuseppe è quindi decisivo: adottare il bambino e sua madre. Giuseppe è cioè chiamato a stabilire una parentela con Maria e il bambino non partendo da legami naturali ma in base alla parola. L’Altro che irrompe dall’esterno chiede di essere adottato come parte della propria vita, vuole essere riconosciuto e accolto nel legami familiari pur non provenendo dai quei legami”.

Giuseppe non ha generato Gesù, ha deciso di fidarsi del Signore e raccogliere la sua promessa. E’ divenuto fecondo nella sua sconfitta. E’  padre che dà nome a Gesù quando scopre che non lo genera e nella sua sconfitta dà vita alla missione. La disgiunzione tra Giuseppe e Gesù è riparata da Dio che conferisce a Giuseppe una paternità adottiva.
“Ecco perché Giuseppe è figura chiave. Tu non ricevi Gesù dalla carne e dal sangue di Giuseppe ma dall’atto di fede che Giuseppe ha fatto. Se manca la partecipazione all’atto obbediente e identificante di Giuseppe che riconosce in quel figlio un dono divino e non qualcosa di suo, si fallisce l’accoglienza di Gesù, delle sue opere e della sua parola”.

E conclude: “Come ha scritto Benedetto XVI: nessun uomo appartiene a un altro come gli appartiene una cosa. I figli non sono proprietà dei genitori, appartengono ai genitori e sono tuttavia creature libere di Dio. Ecco… Gesù appartiene a Giuseppe”