Griffini (Ai.Bi.): “Decreti vincolati del Tribunale per i Minorenni di Venezia sono una forma odiosa di discriminazione”

Il presidente di Amici dei Bambini commenta una comunicazione del Tribunale per i Minorenni di Venezia: “Ma chi lo ha detto che le adozioni di minori di otto anni di età o più debbano per forza fallire? A quei bambini abbandonati dobbiamo togliere anche la speranza?”

“Ma chi lo ha detto che le adozioni di minori di otto anni di età o più debbano per forza fallire? Eppure, evidentemente, secondo il Tribunale per i Minorenni di Venezia ai bambini più grandi di quell’età, che già hanno dovuto sopportare la terribile ingiustizia dell’abbandono, deve essere tolta anche ogni speranza di trovare una famiglia. Siamo senza parole”. Il duro commento è del presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, in relazione a alla decisione del medesimo Tribunale dei Minorenni, comunicata formalmente alla CAI – Commissione Adozioni Internazionali alla fine dello scorso anno.

Il Tribunale, infatti, in seguito alle richieste di un’interpretazione univoca da parte della stessa Commissione sulla terminologia adottata nei decreti vincolati, con “l’obiettivo di ridurre il rischio di fallimenti adottivi”, ha introdotto, per i decreti emessi a partire dal 2019, la dicitura “adozione di un minore di nazionalità straniera che non abbia compiuto gli anni otto”, da intendersi come relativa a un bambino di età non superiore ai “7 anni e 364 giorni” di età. Nella medesima comunicazione, emessa nel novembre del 2018, il Tribunale ipotizzava inoltre di poter condividere formule con un limite anagrafico addirittura più stringente.

Eppure in base alla legge 184/1983 (articolo 6) il riferimento all’età degli adottanti non deve essere valutato o stabilito in astratto ma con riferimento alla “differenza di età” tra i concreti richiedenti e il concreto minore adottabile. Come fa quindi il tribunale a stabilire un criterio generale e astratto senza riferirlo a precisi richiedenti e limitando le possibilità previste dalla legge? Eppure secondo l’art. 111 della Costituzione il giudice nelle proprie decisioni è vincolato dalla legge, non potendo porsi al di sopra di essa interferendo nei poteri del legislatore, essendo altrimenti violato uno dei principi cardine del nostro Stato di diritto.

Una vera lettera della vergogna – prosegue Griffini – come una vergogna, del resto, è già di per sé quella dei decreti vincolati. Se non si capisce che, in questo modo, si tolgono speranze e opportunità a tanti minori che, negli istituti di tutto il mondo, attendono una famiglia e sperano di poter, un giorno, tornare ‘figli’, non si capisce la gravità di queste formule, che non ci stancheremo mai di contrastare. Al giorno d’oggi, non appena viene intralciato qualsiasi presunto diritto si parla spesso di discriminazione. E allora perché nessuno grida allo scandalo per questa pratica? Se non è una forma di discriminazione questa, peraltro odiosa perché rivolta contro chi non può difendersi, che cosa lo è?”

“L’Associazione sta valutando – conclude il presidente di Amici dei Bambiniogni opportuna azione, se del caso anche giudiziaria, a difesa del rispetto della legge sulle adozioni e del superiore interesse dei bambini a cui tutela è previsto l’istituto dell’adozione”.