I figli di nessuno: un’inchiesta sulla tratta degli orfani rumeni

rumeniIl dramma degli adolescenti rumeni sottratti dagli istituti del loro Paese e diventati schiavi dei marciapiedi delle città italiane “è un dramma che esiste, anche se le istituzioni lo vogliono nascondere. Tutti sanno, ma nessuno parla. Non ti dicono quanti orfanotrofi ci sono ancora, né tanto meno quanti sono gli ospiti. E’ sempre un argomento tabù.” Sono queste le parole di Mino Damato – giornalista Rai in pensione che ha fondato un Centro pilota di cura per i bambini abbandonati e ammalati di Hiv – riportate in un’inchiesta pubblicata sull’inserto del Corriere della Sera “Sette” di Michele Focarete.

Nel servizio si mettono in luce i punti più critici della tratta degli adolescenti e degli orfani rumeni. L’adescamento di adolescenti negli istituti è un metodo nuovo per i delinquenti che alimentano il traffico di minorenni senza famiglia: “puntano sulla loro vulnerabilità psicologica. Sono ragazze con una famiglia distrutta, senza una vita sociale e quindi più convincibili. Sono le figlie di nessuno, le senza nome.” Come ha raccontato Ciprian Nita, responsabile di IOM – International Organization for Migration in Romania.

Dagli orfanotrofi al marciapiede il passo è breve per moltissime minorenni. Vengono portate nelle strade delle grandi città italiane per vendersi. A Milano, per esempio, l’80% delle prostitute fermate sono rumene. Dalla regione della Moldavia, l’area più povera della Romania, i trafficanti di baby-prostitue attingono maggiormente, ci sono ancora un centinaio di orfanotrofi per una media di dieci bambini abbandonati per istituto. E le adolescenti che vengono adescate da bande di sfruttatori rappresentano il 10%.

Come ha raccontato Gilbert, un bambino rumeno che vive in una comunità di Milano dopo essere scappato dal padre aguzzino, l’unico grande desiderio sarebbe quello di “trovare una famiglia che mi voglia adottare. Una famiglia del posto, così posso rimanere qui.”

Eppure non sembra ci siano spiragli di apertura per le adozioni internazionali dei minori rumeni. Bucarest ha blindato le frontiere da più di cinque anni; sarebbero 80mila i minori assistiti fuori dalla famiglia che non riescono a trovare una coppia di genitori disposti ad accoglierli. Debole e poco sviluppata l’adozione nazionale.

L’unico Paese dell’Unione Europea a disinteressarsi del futuro dei suoi bambini.