Il libro bianco dell’Adozione Internazionale: è arrivata l’ora di cambiare la legge, ma dipende da ciascuno di noi

libroTutto è cominciato da una coppia adottiva, e da una lettera, scritta ad Ai.Bi.

Siamo una delle molte coppie che hanno cercato di ottenere l’idoneità all’adozione, ma che hanno ricevuto soltanto mortificazioni assurde per “giustificare” il diniego.

Sappiamo che molte persone non sono a conoscenza di questo iter e che molti dei malcapitati si sentono talmente svuotati dopo il percorso che non riescono a parlarne.

Noi vogliamo parlarne per smuovere l’opinione pubblica.

Abbiamo deciso di scrivere questo breve resoconto e invitiamo altre persone a pronunciarsi sulle loro esperienze”.

Ne è nato un primo dossier dal titolo “Quello che nessuno dice sulle adozioni e come affrontarle al meglio. Una denuncia che mette in luce l’altra faccia delle adozioni, quello che gli operatori del settore spesso non dicono, la difficoltà, l’attesa, la sofferenza, la frustrazione, l’onere delle procedure, la lentezza della burocrazia e, a volte, il peso della solitudine.

«Un costo base di almeno 30mila euro e un’aspettativa di attesa media di 6 anni. Le condizioni indispensabili prima di poter solo pensare a un’adozione oggi? Essere sani. Ogni malattia può diventare un handicap, durante qualsiasi momento del processo adottivo. Superfluo sottolineare l’importanza del fattore economico. Bisogna essere pronti e disposti ad aspettare anni (tempo minimo: tre); essere letteralmente giudicati e provocati; continuare a procedere senza nessuna sicurezza», così continua il dossier.

Il testo è una forte denuncia al sistema italiano delle adozioni, ancora troppo lento e inefficace a rispondere alle esigenze delle coppie aspiranti adottive, da una parte e dei tanti, troppi bambini in attesa di una famiglia, dall’altra.

Le parole di questa lettera sono le stesse che, con accenti diversi, sono risuonate in tutta Italia, da Milano a Messina, da Roma a Mestre, a Torino durante l’Open Day di Ai.Bi., la giornata dedicata alle Adozioni Internazionali, svoltasi sabato 25 maggio, in 11 sedi regionali.

Di qui l’idea di inaugurare un Libro Bianco, per chiamare a raccolta le famiglie adottive, per dare voce e risonanza alle tante, diverse esperienze di adozione (o di tentativi di adottare).

Frammenti di storie, di dialoghi e risposte mancate: “Signora vuole adottare? Bene, ma prima si veda questo Dvd sui fallimenti adottivi… Si legga questo libro sulle difficoltà dell’adozione… Ma perché non tenta ancora con i trattamenti di assistenza alla gravidanza?”.

Anziché incentivate, accompagnate, aiutate, le coppie disponibili all’accoglienza sembra vengano soprattutto spaventate e giudicate, messe di fronte ad ostacoli più che a strumenti d’aiuto e sostegno alla loro scelta.

Il Libro Bianco è una raccolta di storie di vita vissuta che verrà portato all’attenzione del Parlamento e di tutte le autorità competenti.

Occorre infatti una riforma radicale del sistema. Occorre ottenere un iter più accessibile, meno costoso, meno lungo. Bisogna incoraggiare sempre più persone a questa esperienza. Perché i minori fuori famiglia nel mondo sono una cifra enorme: 168 milioni.

Per questo Ai.Bi. sta portando avanti la raccolta di firme sul Manifesto per una riforma delle Adozioni Internazionali, da cui è nata la proposta di legge depositata sia alla Camera sia al Senato.

Ma non basta. La società civile tutta, non soltanto politici e parlamentari, è coinvolta e chiamata ad impegnarsi in questa battaglia. Una battaglia di civiltà, perché l’adozione non sia l’ultima spiaggia o un’alternativa problematica alla sterilità, ma una scelta alla pari di genitorialità piena e di felice accoglienza.

Mandateci la vostra storia, scriveteci, condividete la vostra esperienza con noi. 

Il Libro Bianco è la strada per dare voce, vera, concreta, forte, alle persone reali e al Paese reale.

Per dire che in Italia non c’è una crisi dell’accoglienza: al contrario, ci sono, invece, tante coppie che vogliono adottare. Ma devono solo essere messe nelle condizioni di farlo.