Jean-Michel Rapinat (AFA) “Dalla crisi delle adozioni si può uscire. A Gabicce vi diremo quale strada la Francia intende seguire”

adozioni-internazionalisito“Formare e accompagnare le coppie nel pre, durante e post adozione. Ecco la ‘cura’  per arginare il crollo delle adozioni internazionali”. Parola di Jean-Michel Rapinat, Direttore aggiunto AFA – Agence française de l’adoption, uno dei principali attori e relatori del convegno internazionale “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza” organizzato da Ai.Bi. e che si svolgerà a Gabicce Mare il 26-27 agosto.

La crisi dell’adozione internazionale non è più un mistero per nessuno. I dati, del resto, sono impietosi in Italia quanto negli altri Paesi. Se, infatti, nel giro di soli 4 anni il numero di minori stranieri accolti da famiglie italiane si è più che dimezzato, passando dai 4.130 del picco datato 2010 ai meno di 2 mila stimati dalle proiezioni relative al 2014 (e il primo semestre del 2015 segna un’ulteriore pesante perdita in termini di bambini adottati), la situazione non è certo più rosea negli altri Paesi accoglienti. Proprio come la Francia.

Un crollo che è figlio indubbiamente di una crescente sfiducia da parte delle famiglie nei confronti di questa forma di accoglienza. Le coppie che, infatti, presentano domanda per l’adozione internazionale sono sempre meno.  In Francia, dal 2010 al 2014 i minori accolti sono scesi da 3.977 a 1.343.

Abbiamo intervistato Rapinat, che sarà presente al convegno internazionale di Gabicce, e gli abbiamo chiesto cosa ne pensa di questo crollo e cosa la Francia, l’Afa in particolare, stia facendo per porre rimedio a questa ‘emorragia’ prima che sia troppo tardi. Lo scopo del convegno è, infatti, confrontarsi con gli altri Paesi europei per trovare insieme una soluzione per fare risorgere le adozioni internazionali. A chiedercelo sono i 168 milioni di bambini abbandonati nel mondo.

Monsieur Rapinat, Lei è il Direttore aggiunto dell’AFA – Agence française de l’adoption.  Cosa è l’AFA, quali suoi compiti e ruoli?

L’AFA è un organismo pubblico nato nel 2006,  al suo interno vi sono rappresentanti dello Stato francese, dei dipartimenti, e degli enti accreditati. L’AFA svolge anch’essa le funzioni proprie di un ente autorizzato: orientamento, accompagnamento, formazione delle famiglie e intermediario nelle procedure di adozione con i Paesi esteri. L’autorità centrale in Francia è il Ministero degli Affari Esteri che controlla l’operato dell’AFA e degli altri enti autorizzati.

Quali sono, secondo Lei, le cause di questa grave crisi delle adozioni internazionali?

Molteplici. Si tratta di una crisi ‘multifattoriale’. Mi spiego meglio.  Negli ultimi anni si è registrato un numero crescente di Paesi che hanno ratificato la convenzione de L’Aja che li ha spinti ad adottare delle strategie di miglioramento del sistema di protezione dei bambini, a un maggior ricorso alla sussidiarietà e quindi all’adozione nazionale.

A questo si aggiungano le criticità delle situazioni sociopolitiche dei Paesi esteri, d’origine dei bambini  e ciliegina sulla torta, la lunghezza dell’iter adottivi e i costi ‘proibitivi’ per le coppie.

Infine, bisogna tenere in considerazione un altro importante ‘fattore’ : il cambiamento del profilo dei bambini,  più grandi e ‘problematici’ in relazione alle disponibilità delle famiglie. Si nota una discrepanza tra le disponibilità delle coppie e le caratteristiche dei bambini che vengono proposti in adozione.

Come fronteggiare la crisi?

Con la formazione e l’accompagnamento delle famiglie, soprattutto nel post adozione.  L’AFA sta lavorando proprio in questa direzione. Le coppie devono essere guidate fin dal primo momento: da quando iniziano a fare i primi incontri di formazione al momento dell’abbinamento e soprattutto nel post adozione, quando accolgono il loro bambino. Devono essere accompagnate, rassicurate, tenute per mano e costantemente informate. Quella che dobbiamo mettere in atto è una vera e propria rivoluzione culturale: le coppie devono sapere che non c’è nulla da ‘temere’ dai bambini più grandicelli o con qualche problema.

I futuri genitori devono sapere che hanno in noi un punto di riferimento. Insomma che non sono soli. In questo modo si rompe quel senso di sfiducia che sta allontanando sempre più le coppie dai bambini.

A Gabicce, il 26 e 27 agosto, siederanno per la prima volta attorno allo stesso tavolo rappresentanti di Famiglie adottive, Enti Autorizzati e politici, rappresentanti dei Paesi esteri d’origine e dei Paesi accoglienti. Lei, in quanto rappresentante dell’AFA illustrerà la situazione della Francia e le strategie messe in campo, qual è, secondo Lei, il valore aggiunto di questo convegno?

E’ un appuntamento a cui non rinuncerei. Quando sono stato invitato, ho accettato immediatamente e di questo vi ringrazio. E’ un’occasione unica per ‘uscire dai proprio confini’, parlarsi, confrontarsi liberamente, discutere anche se il caso. Gli uomini possono fare la differenza e molte volte è necessario incontrarsi di persona per guardarsi negli occhi e capire cosa fare e come procedere nel bene dei bambini. Saranno due giorni di lavoro intenso, in cui saranno banditi i convenevoli e i formalismi: non si andrà via se non si saranno trovate delle soluzioni concrete. Ecco il ‘quid’ del convegno: il confronto produttivo.

Una determinazione e un entusiasmo che accomuna tutti i relatori e i partecipanti del convegno di Gabicce: una pluralità di tematiche e voci a confronto alla ricerca di una soluzione. Iscriviti al convegno: clicca qui e dì la tua sul delicato tema delle adozioni internazionali.