La Bulgaria è al primo posto in Europa per numero di neonati abbandonati

Secondo quanto dimostrano le ricerche dell’UNICEF al 2009, un bambino su tre fra quelli sotto protezione dello Stato non ha più di 3 anni. A confronto la Bosnia-Erzegovina, che è seconda in classifica nell’Europa Centro-Orientale, ha due volte meno bambini abbandonati. Nella vicina Romania appena il 2% dei bambini negli istituti è di età fino a 3 anni.

Secondo i dati riportati dalla DASD, Agenzia di Stato per la tutela del bambino, su 75 neonati in Bulgaria ce n’è uno che inizia la sua vita in istituto. Molti di loro vi rimangono fino al compimento della maggiore età.

L’Istituto, anziché una madre e un padre

Il quadro spaventoso è confermato dagli ultimi dati di statistica presentati dalla DASD. Nel 2010 e nel 2011 circa 2mila bambini mediamente sono stati abbandonati dai loro genitori in tenera età. In questi casi le conseguenze negative per quanto riguarda la loro salute fisica, psichica ed emotiva sono durature e spesso irreparabili. per i bambini. Circa 1000 minori vengono sistemati in un istituto non appena nati. Il problema esiste da anni ed è stato messo di nuovo sul tappeto dall’UNICEF. Secondo gli specialisti il problema minaccia la strategia per la chiusura degli istituti sociali per i minori. L’obiettivo è di reintegrare i bambini nelle loro famiglie d’origine, in famiglie adottive e affidatarie, e in ultimo in centri di tipo familiare. Il programma del governo è di vietare per legge nel 2013 la sistemazione negli istituti dei minori fino ai 3 anni di età e di chiudere entro il 2025 gli istituti esistenti.

Sono previsti 200 milioni di leva nell’ambito di diversi programmi operativi per la realizzazione dell’infrastruttura, l’erogazione  di nuovi servizi sociali, la formazione degli operatori sociali. I problemi che costringono i genitori di abbandonare i loro figli verranno esaminati più avanti il che rimanda la loro soluzione per un futuro indeterminato.

La triste realtà

Le cause principali di questa triste realtà sono la povertà e la politica inadeguata dello Stato nei confronti della famiglia, ribadiscono categoricamente le organizzazioni non governative. «L’abbandono dei minori succede più spesso nelle comunità emarginate . Gran parte di queste sono rom. Si tratta di famiglie in cui la seconda o la terza generazione cresce in povertà. I genitori sono disoccupati, non hanno alternative per quanto riguarda l’alimentazione propria e dei figli, non sono istruiti e vivono in condizioni disastrose. Spesso ,per mancanza di mezzi, non hanno la carta d’identità con la quale registrarsi per chiedere degli aiuti sociali o iscriversi nei programmi per l’occupazione che potrebbe aiutare loro nell’acquisite redditi ed allevare i figli». Così ha descritto il problema la Sig.ra M. Harisanova, Direttrice dei Servizi sociali presso l’UNICEF per la Bulgaria. Da due anni la rappresentanza bulgara dell’organizzazione lavora per la chiusura dell’istituto per i bambini fino a 3 anni a Shumen. Uno dei problemi più importanti è il difficile accesso alle cure sanitarie della gente nelle comunità emarginate.

«Il Governo deve capire che, se non vengono sostenute efficacemente le famiglie, non sarà mai possibile chiudere gli istituti», ha commentato il Sig. G. Bogdanov, Direttore esecutivo della Rete nazionale per i minori. Gli specialisti convengono sul fatto che l’accento debba essere messo sulla prevenzione dell’abbandono tramite la creazione di servizi adeguati in ogni Comune. Per il momento però la realizzazione del progetto è solo un auspicio.

Qual è il budget

I rappresentanti del DASD hanno dichiarato che ogni beneficiario (cioè ogni bambino) viene valutato individualmente e il budget viene determinato a seconda delle sue necessità. Il rapporto di 1:4 riguarda solo i bambini non autonomi e con necessità di badare a loro notte e giorno, hanno ribadito dall’Agenzia.

51 Comuni hanno stipulato già nell’ambito del Programma operativo “Sviluppo Regionale” dei contratti per la costruzione di centri di nuovi servizi per il programma “Infanzia per Tutti”. L’obiettivo è far uscire dagli istituti entro il 2014 tutti i 1800 bambini e giovani con handicap. È prevista la costruzione di 149 centri di tipo familiare e 36 case protette. Vi saranno sistemati tutti i minori che non possono essere reintegrati nella famiglia d’origine, adottati o affidati.

(Dal quotidiano Trud, 22 febbriao 2012)