La psicologa “I bambini hanno diritto ad essere accolti da una coppia che faciliti il più la possibile la costruzione di quel difficilissimo puzzle che è la loro vita: UNA MAMMA E UN PAPÀ!”

psicologaIn questi giorni si fa un gran parlare di “stepchild adoption”, di diritti degli adulti, dei bambini, di Family Day, di cosa sia meglio o peggio per gli uni o per gli altri. Molti salgono in cattedra e danno la propria lettura dei fatti perdendo molte volte di vista l’unica cosa veramente importante: il bene dei bambini. Parlano le famiglie, parlano gli omosessuali, parlano i politici. E i bambini? Chi può farsi realmente loro “portavoce”? Chi sa interpretare fino in fondo i loro bisogni? Chi sta con loro nel difficile cammino della ricostruzione di se stessi…chi con il loro permesso entra nel loro intimo, cura ferite e traumi facendosi confidente del loro desiderio di famiglia, di mamma e papà.

Riportiamo il parere di una psicologa, Lucia Ciaramella, che esprime il suo pensiero in un post di facebook che in pochi giorni sta riscuotendo molte reazioni e commenti. E’ un punto di vista molto pertinente e autentico: racconta da psicologa la propria esperienza diretta con i bambini abbandonati e quindi, sulla base di questo, cosa sia meglio per i bambini abbandonati: ovvero avere una MAMMA e un PAPA’.

Di seguito il post della psicologa.

Leggo accorati commenti riguardo al family day, ognuno esprime la sua opinione, ognuno grida allo scandalo per questo o per quell’altro motivo…

Io non faccio parte di nessuno di questi cori.

Volersi bene è un diritto di tutti, amarsi in qualunque modo è un diritto di tutti, sancire il proprio vincolo con il matrimonio è un diritto di tutti, pensare di avere dei bambini è ancora una volta un diritto di tutti.

Io lavoro per Amici dei Bambini da 11 anni, faccio la cicogna e il mio lavoro è aiutare i “bambini sperduti” a trovare nuovamente una mamma e un papà. Ho volato su e giù per tutto il mondo in tutto questo tempo e conosco numerose storie di questi piccoli grandi protagonisti, alcune più leggere (anche se è blasfemia considerare ‘leggero” un atto di abbandono e lo stesso accostamento delle due parole nella stessa frase è, a mio avviso, un ossimoro), altre pesanti, altre pesantissime, altre ancora, allucinanti.

Non ci si fa mai “il callo” quando si leggono certe storie e meno male! Segnale evidente che ancora faccio bene il mio lavoro.

Stasera una di queste storie ha varcato la soglia della stanza in cui lavoro.

Era lì, in carne ed ossa, e parlava. Una storia che, se l’avessi letta su carta, attraverso il dossier, mi avrebbe fatta piangere, immaginatevi che cosa è stato ascoltarla direttamente alla fonte, dalla protagonista.

Sentivo in ogni pausa tutto lo sforzo e la fatica che faceva nei suoi ragionamenti, per tentare di capire perché la mamma e il padre biologico l’avessero maltrattata prima e abbandonata poi.

Si chiedeva se la sua diversità somatica e il suo colore della pelle fossero un problema, che impedisse alla mamma e al papà adottivo, di amarla.

Se lo chiedeva nonostante l’avessero già accolta nella loro vita!

Per sentirsi più simile alla mamma si è stirata i suoi bellissimi capelli ricci.

Faceva confusione tra madre biologica e madre adottiva, padre biologico e padre adottivo, chiedendo a me quali fossero quelli “veri” e quali quelli “finti”.

Mi chiedeva se fosse talmente “tremenda” che nessun parente aveva voluto occuparsi di lei e avevano permesso che andasse in adozione.

Mi raccontava che quando era in istituto, le coppie del suo paese adottavano i bambini piccoli e bianchi e lei non aveva i requisiti adatti lì.

Oltre tutto questo zainetto di “cose irrisolte”, appariva evidente, dai suoi dolorosissimi racconti, che anche la sua sfera sessuale fosse da ricostruire, MA non prima di lavorare alla comprensione e all’elaborazione di quanto le fosse accaduto in precedenza, quando era con la sua mamma e il suo papà biologici.

Eppure lei era lì, di fronte a me, con tutta la straordinaria forza che solo un bambino può avere, e mi ha chiesto di aiutarla a capire, a capirsi.

Lo ha chiesto a me, che faccio parte di quella fetta di “mondo” che l’ha tradita, “il mondo degli adulti”.

È incredibile quanto sia sorprendente la voglia di rinascita!

Non finiranno mai di stupirmi i bambini!

Perché sono qui a mezzanotte passata a raccontarvi questa storia?

Come si collega al incipit iniziale?

Per farvi riflettere sul delicato tema delle adozioni.

Per lasciare un punto di vista differente: quello dei bambini abbandonati! I diretti interessati!

Io sono a favore dei matrimoni, per me non esiste “matrimonio gay” e “matrimonio etero”, per me esiste “il matrimonio punto”; io sono a favore delle coppie di fatto, della parità dei diritti!

Ma questa delle adozioni é un’altra storia!

Io sono più che certa che due donne o due uomini, sono perfettamente grado di dare lo stesso amore ad un bambino, quanto un uomo e una donna.

Ma non stiamo parlando di questo!

Permettetemi di dire che la mia esperienza diretta con i bambini abbandonati mi ha insegnato molte più cose di quanto possano fare i libri, gli ideali e tutte le teorie filosofiche. Perché sono i bambini che parlano nella mia stanza!

I diretti interessati!!!

I bambini abbandonati sono stati abbandonati da una figura femminile e da una figura maschile, lo sanno! Ne hanno memoria, hanno un passato condiviso con queste figure che hanno dato loro la vita. Sono intrisi dei sentimenti più disparati nei confronti di queste figure, le quali “restano presenti sullo sfondo per tutta la loro vita”

Nei momenti più critici delle tappe evolutive, i bambini abbandonati si troveranno a confrontare le quattro immagini genitoriali, biologiche e adottive e questo sarà faticoso, destabilizzante e doloroso!

Ma loro sono talmente forti da uscirne a testa alta e vincenti!

Pensare però che un bambino abbandonato debba faticare ulteriormente per sforzarsi di capire e dare un senso al fatto che, sia nato da un padre e da una madre e poi si trovi ad essere accolto da due madri o da due padri, rivendicando così il diritto dell’adulto ad avere un figlio, è un atteggiamento che non tiene conto del protagonista in questione.

Che è l’unico protagonista!!!!!

Io non lo so in che modo le coppie gay possono superare il limite che pone la biologia e coronare il loro desiderio di paternità o di maternità, MA i bambini in adozione hanno diritto ad essere accolti da una coppia che faciliti il più la possibile la costruzione di quel difficilissimo puzzle che è la loro vita: UNA MAMMA E UN PAPÀ!

Buonanotte,

Lucia.

Un post dicevamo che sta riscuotendo varie reazioni, come quella di Roberto Grieco: “Non si può non condividere. Dedicato a tutti quelli che si riempiono la bocca di concetti antropologici astrusi sulla pelle dei bambini…Senza sapere assolutamente nulla di ciò di cui parlano e straparlano…. Ma mai dalla parte della vita nascente, dei più deboli, dei bambini. Ed in questi giorni ne ho incontrati tanti”. Sulla stessa linea anche Patrizia D’Alessandro: “Dedicato a tutti gli esperti, ai filosofi, ai teorici…Dopo la teoria, serve la pratica, il tirocinio, nella vita vera, e non in quella virtuale. Se poi ancora non vi basta….venite un poco a casa mia che vi mostro la realtà empirica!!!”