L’abbandono non ha confini: da Palermo a Mosca riaprono le culle termiche

culle termicheL’abbandono non ha confini, dalla calda Sicilia alla gelida Russia. Ma non mancano le iniziative per permettere ai piccoli abbandonati di vedere salva la propria vita e di poter continuare a sperare in una nuova famiglia. Il 2015 segna infatti una ripresa delle installazioni delle culle termiche, apposite “scatole” dotate di tutti gli accorgimenti tecnologici necessari, in cui le madri che non intendono tenere con sé i propri bambini li possono lasciare in totale sicurezza del proprio anonimato.

Le cosiddette baby boxes tornano a Palermo, grazie a un accordo tra l’Università, il Policlinico e il Movimento per la vita. L’intesa, di durata biennale, permette di riattivare il servizio di accoglienza dei neonati e di supporto per le madri in difficoltà, sospeso 2 anni fa, presso l’istituto religioso delle Figlie della Carità di San Vincenzo. La “culla per la vita”, istituita nel 1998, è dotata di un impianto di video-sorveglianza collegato 24 ore su 24 con l’Unità di Terapia intensiva neonatale. Da qui viene monitorato il cuscinetto su cui viene riposto il neonato, la cui presenza è segnalata al personale addetto da appositi sensori.

Facendo un salto di qualche migliaio di chilometri, segnaliamo che anche in Russia si stanno registrando iniziative simili. Nel grande Paese euroasiatico, l’inflazione a due cifre, l’instabilità e la mancanza di sostegno familiare hanno fatto aumentare vertiginosamente il numero degli infanticidi di neonati. Tra il 2010 e il 2013 il ministero degli Interni ne ha contati 532. Ma secondo Cradle of Hope, l’organizzazione non governativa che ha introdotto le culle termiche in Russia nel 2011, ritiene che siano almeno 3 volte tanti. Mentre sarebbero 5,6 milioni le madri costrette ad allevare da sole i propri figli, stando alle stime del 2012 di Pavel Astakhov, difensore civico dei diritti dei bambini in Russia. Ad abbandonare i neonati, secondo la fondatrice di Cradle of Hope Yelena Kotova, sarebbero prevalentemente ragazze madri o donne di mezza età lasciate dai loro compagni, spinte a questo drammatico gesto dalla paura e dalla vergogna, ma anche da una situazione economica precaria.

A fronte dei drammatici dati sull’abbandono, ora i sostenitori delle baby boxes sperano di vederle introdotte anche nella regione di Mosca. Le 21 culle termiche già presenti in 11 regioni della Federazione avrebbero permesso dal 2011 a oggi si salvare 31 neonati. Di questi, 25 hanno trovato una nuova famiglia, 3 sono stati restituiti alle rispettive famiglie entro una settimana dall’abbandono e altri 3 sono in corso di adozione. Numeri che, a quanto pare, hanno convinto le autorità moscovite a prendere in considerazione la proposta di Cradle of Hope di installare le culle termiche anche in alcuni ospedali della capitale.

“Non siamo qui per incoraggiare i genitori ad abbandonare i loro neonati – ha detto la Kotova al Moscow Times –. Stiamo cercando di salvaguardare 2 vite: la madre e il bambino. Siamo qui per fare il modo che la madre non diventi una criminale e che il suo bambino sopravviva”. “Vogliamo ampliare il nostro progetto ad altre 16 regioni – ha spiegato ancora la Kotova –. Nel frattempo lavoriamo sulla prevenzione, per sollecitare le donne a partorire in ospedale”. La diffusione capillare delle baby boxes, infatti, è fondamentale per ridurre il numero di decessi di neonati abbandonati. Ha fatto scalpore, in questo senso, la morte di un bambino abbandonato dalla sua madre 19enne nella città di Sarapul: un caso che si sarebbe potuto evitare, se non fosse che la culla termica più vicina a Sarapul si trova a 400 chilometri di distanza.

 

Fonti: la Repubblica, The Moscow Times