L’attesa: inutile stress o risorsa per la coppia?

Dal momento in cui la coppia deposita la dichiarazione di disponibilità all’adozione, fino a quando incontrerà quello che diventerà il proprio figlio, inizia per gli aspiranti genitori un lungo periodo, che sembra fatto di un tempo sospeso. La coppia cerca di prepararsi all’arrivo del bambino partecipando agli incontri e ai corsi proposti dai Servizi o dagli Enti Autorizzati, leggendo libri, frequentando persone che a vario titolo si sono avvicinate all’adozione

In quest’articolo cercherò, pur senza avere la pretesa di essere esaustiva, di fornire qualche suggerimento che possa essere utile per riempire il tempo dell’attesa, in modo che esso diventi un’opportunità per maturare e crescere nella disponibilità e nell’apertura.

L’immaginazione e il pensiero  crea lo spazio per il figlio.

Durante l’attesa la coppia fa i conti con la propria impotenza, la cui percezione sembra aumentare giorno dopo giorno. Se qualche coppia amica parte prima di noi si è anche contenti, ma in fondo al cuore ci si chiede: a noi quando accadrà? I tempi sembrano dilatarsi in uno spazio senza confini. Non si può fare niente per rendere le ore più veloci, non si conosce la causa degli eventuali ritardi, e il pensiero sembra andare sempre lì, a quella telefonata che non arriva mai.

Durante la gravidanza, si verifica un cambiamento ormonale e psicologico che permette alla donna di “ripiegarsi” su di se, vengono riportate alla coscienza le fantasie onnipotenti infantili e le relazioni con la propria famiglia di origine: tutto ciò permette la crescita e l’elaborazione del bambino immaginario, quell’immagine del figlio che ogni donna porta con sé.  Quest’aspetto  in un certo senso va vissuto anche durante l’attesa, anche se non è una spinta inevitabile, biologica, ma riflettuta e voluta. La spinta biologica che porta la donna a ripiegarsi su di sé manca completamente durante l’attesa di un bambino adottivo. Nella genitorialità adottiva, la coppia è chiamata a recuperare un vuoto attraverso un “supplemento di cultura”. Proprio dove risiede il suo limite, c’è anche la sua ricchezza.

Pensare al figlio, incominciare a fantasticare, tenerlo nella mente, durante la fase dell’attesa, per la madre e per il padre, favorisce la costruzione di  uno spazio interiore e psicologico dove accogliere il proprio figlio, per lasciarlo entrare nella propria vita e nel proprio cuore prima ancora che nella propria casa.

Queste fantasie permettono di iniziare a mettersi in gioco, a “sperimentarsi” nel ruolo di mamma, di papà, e di coppia genitoriale.

Investire sulla coppia

È importante il dialogo, indispensabile all’interno della coppia, la condivisione di fantasie e timori, la comunicazione di dubbi e verifica delle proprie risorse. Pensare al bambino che arriverà, permette di iniziare a entrare in sintonia con lui e aiuterà il genitore, un domani, a decodificare meglio le emozioni e i desideri del figlio. Non è mai tempo perso, all’interno della coppia, quello speso a parlare, a raccontare di sé e di ciò che si immagina, si teme e si desidera.

È il momento per investire sulla coppia senza dare per scontato nulla, di godere nello stare insieme, costruire momenti comuni di benessere. Andare a cena insieme, a una mostra, al cinema, a fare una passeggiata in montagna, ascoltare musica, fare qualche viaggio, condividere qualche hobby, ma anche avere il coraggio di dire le cose che danno fastidio, che irritano, perché quando arriverà il figlio sembreranno insopportabili.

(Italia adozioni, Mariangela Corrias – 16 giugno 2012)