La deriva etica e le sfide in difesa della famiglia: Gandolfini (comitato “Difendiamo i nostri figli”) racconta “L’Italia del Family Day”

gandolfiniA volte anche un episodio vissuto indirettamente può cambiare la nostra vita. È andata così a Massimo Gandolfini, neurochirurgo e psichiatra, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”. La data-chiave della sua vita è il 14 maggio 1977. Da studente universitario prossimo alla laurea, con una formazione che coniugava cattolicesimo e socialismo, partecipa a Milano al corteo di protesta durante il quale un poliziotto 25enne, Antonio Custra, viene ucciso da un manifestante con il volto coperto da un passamontagna. Davanti al sangue di un suo coetaneo, in quel ragazzo nato a Roma ma bresciano di adozione comincia a manifestarsi l’uomo che è oggi.

Ne parla lo stesso Gandolfini nel suo libro L’Italia del Family Day. Dialogo sulla deriva etica con il leader del comitato “Difendiamo i nostri fili”, in uscita giovedì 1° settembre. Il libro, edito da Marsilio, è un dialogo tra lo stesso Gandolfini e il giornalista, autore televisivo e consulente editoriale Stefano Lorenzetto, collaboratore di “Panorama” e “L’Arena” e già vicedirettore del “Giornale”.

Dal libro emerge chi è in realtà Gandolfini, che cosa vuole e fino a dove è disposto ad arrivare. Che ruolo si è ritagliato nei profondi cambiamenti sociali in corso nel nostro Paese? Perché ha sfidato il premier Matteo Renzi? Il suo comitato diventerà un partito politico?

Rispondendo a queste domande, l’organizzatore dei Family Day dice la sua sulla deriva etica che per due volte ha indotto un milione di italiani a scendere in piazza in difesa della famiglia e dei diritti dei bambini e per dire il proprio “no” a unioni civili, utero in affitto, adozioni gay, omosessualismo e teorie gender.

Spazio anche alla sua storia personale. A cominciare da un incontro che gli ha cambiato la vita: quello con Francisco Arguello, lo spagnolo fondatore del Cammino Neocatecumenale. E poi la sua famiglia, l’impossibilità di avere figli biologici e i suoi 7 bambini adottati, 3 dei quali sarebbero morti se Gandolfini e sua moglie, anche lei medico, non li avessero accolti e curati in una casa che è al contempo famiglia e ospedale. Senza dimenticare la sua storia professionale: direttore del dipartimento di Neuroscienze per la chirurgia testa-collo nell’ospedale Poliambulanza di Brescia e consultore vaticano per l’esame dei miracoli che hanno portato sugli altari Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Elisabetta della Trinità e Charles de Foucauld.