Lombardia. Bonus bebè. Griffini (Ai.Bi.) “Scelta assurda, nelle nuove famiglie adottive i bambini rinascono”

maroniNon fa marcia indietro Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia sul “fronte” bonus bebé per i bambini adottati: ribadisce che si tratta di “una misura per la natalità, non una misura a sostegno della famiglia, cioè viene dato al bambino che nasce, non al bambino che viene adottato”. E tanto basta per fare scoppiare polemiche e contestazioni. Come quelle del CARE (Coordinamento di 34 Associazioni Familiari adottive e affidatarie) che ritiene “irricevibili le argomentazioni del governatore della Lombardia. La famiglia che adotta realizza il diritto di un minore in stato di abbandono e in quanto tale ne garantisce la possibilità di nascita all’interno di una famiglia”.

Le famiglie adottive sono discriminate dalla regione Lombardia – continua – non vedendosi riconosciuti i diritti riconosciuti alle famiglie biologiche. Non siamo sostenute in nessun modo nonostante la nostra grande capacità di accoglienza rispetto a bambini che hanno spesso notevoli difficoltà”, dicono le famiglie. Per questo il CARE ha lanciato una petizione su change.org, che ha già raccolto 1.403 firme (ore 12.10 di martedì 16 febbraio), praticamente raggiungendo in un batter d’occhio l’obiettivo di 1.500 adesioni (alle 15,20 sono già 1.862 i sostenitori).

Sulla stessa linea Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini intervistato da La Repubblica. Nell’articolo, pubblicato oggi 16 febbraio a firma di Alessandra Corica, Griffini sostiene che “Il punto qui non è economico, ma morale. Quando un bambino viene adottato, sia che abbia pochi giorni sia che abbia dieci anni acquisisce nuova dignità, come figlio e come individuo. È come se rinascesse: è per questo che la decisione della Regione è sbagliata”.

Riportiamo la versione originale dell’intervista.

Marco Griffini ha 68 anni: vive a Melegnano dove con la moglie Irene nel corso degli anni Ottanta ha adottato tre figli e ha fondato Ai.Bi. Amici dei bambini, associazione che si occupa di adozioni e affido. E a nome della quale, lo scorso 30 gennaio, era in piazza a Roma per il Family Day. Proprio come Roberto Maroni, “che da ministro al Welfare ho molto stimato. È anche per questo che non mi spiego la decisione della Regione di escludere dal bonus bebè i genitori adottivi. È uno sfregio: è come dire a queste famiglie che sono di serie B”

Maroni si è giustificato dicendo che il bonus è una misura a sostegno della natalità e non della famiglia. “Ma è un’assurdità. E le spiego perché: quando un bambino viene adottato, sia dal punto di vista della legge sia da quello del cuore, è come se nascesse di nuovo. Non importa che abbia pochi mesi o cinque anni: rinasce come figlio. Altro che non natalità: l’adozione è una signora natalità. Oltretutto, la posizione della Lega è incomprensibile considerando quanto fatto in passato”

Ovvero?

“Se non sbaglio, Maroni e i suoi negli anni scorsi hanno preso posizione contro l’eterologa: che senso ha dire no in quel caso, e poi però non sostenere le coppie che invece di ricorrere alla fecondazione assistita scelgono di adottare?”.

Quali sono i sostegni per una famiglia che accoglie un figlio adottivo?

“Purtroppo mi vengono in mente tutti quelli che non ci sono: ricordare i pochi che ci sono è difficile. Anche perché non solo sono scarsi, sia dal governo sia dalle regioni, ma sono anche poco incisivi. Lo dimostra il fatto che, negli ultimi anni, il numero delle coppie disposte ad accogliere è diminuito di molto. Un paradosso, la famiglia adottiva dovrebbe essere un esempio”.

Che cosa significa adottare un bambino?

“Per me è il più grande atto di giustizia che si possa fare. Non c’è però una risposta unica credo che ogni genitore adottivo risponderebbe in modo diverso”.

Per lei cose ha significato?

“E’ stato, ed è ancora, un atto di fiducia reciproca, che si rinnova ogni giorno da 35 anni. Lo dico sia da padre sia da nonno adottivo: la mia seconda figlia, Valentina, ha adottato due bimbi africani. Una cosa meravigliosa: vuol dire che da figlia ha vissuto talmente bene l’adozione, proprio come me e sua madre l’abbiamo vissuta da genitori, da decidere di ripeterla. È come se la mia famiglia avesse avviato una sorta di reazione nucleare dell’accoglienza, che non si ferma mai”.