Sri Lanka: 100 mila civili in fuga. Dopo l’ultimatum i primi ribelli si arrendono.

Un vero esodo di civili è quello che sta attraversando la costa settentrionale del distretto di Mullaitivu. Secondo alcune stime, negli ultimi tre giorni, oltre 100.000 persone sarebbero fuggite dall’area dei combattimenti. Il timore espresso da organizzazioni internazionali per i diritti umani è che l’ultima definitiva battaglia, in un’area così piccola e così densamente popolata (si stima siano 50.000 le persone in quella zona), si trasformi in una carneficina.. Le parti continuano ad accusarsi a vicenda di utilizzare i civili come scudi umani, cercando in qualche modo di giustificare l’alto numero di vittime che i combattimenti stanno provocando. Ieri è scaduto l’ultimatum dato ai ribelli per arrendersi, e oggi due rappresentanti delle Tigri Tamil, tra cui il portavoce politico dell’Ltte (Liberation Tigers of Tamil Eelam), si sarebbero arresi alle forze dell’ordine di Colombo.
L’Onu ha più volte chiesto al governo di garantire l’accesso di aiuti umanitari destinati ai civili, isolati da mesi, nelle zone di conflitto, ma senza i risultati sperati. Secondo alcune stime dalla fine di gennaio sono morti 4500 civili e altre migliaia sono rimasti feriti. I membri della diaspora tamil in questi mesi hanno condotto manifestazioni di protesta : digiuno e autoimmolazione con il fuoco, nel Tamil Nadu (stato indiano di ancestrale origine dei tamil dello Sri Lanka) e nelle città occidentali come Ottawa, Parigi, Londra e Ginevra chiedendo che la situazione nel nord dell’isola asiatica fosse messa all’ordine del giorno nell’agenda del Consiglio di Sicurezza (come recentemente accaduto per la Striscia di Gaza). La richiesta è rimasta inascoltata.
La ribellione armata, cominciata nel 1983, rivendica la creazione di un territorio indipendente o con larghe autonomie nei territori del nord e dell’est abitati in prevalenza da Tamil.

(fonte Misna)