Maestra fa recitare l’Ave Maria in classe e viene sospesa con riduzione dello stipendio

Venti giorni di sospensione e riduzione dello stipendio. È quanto accaduto a una maestra di scuola elementare per aver pregato con i suoi alunni e per aver fatto realizzare un piccolo rosario con le perline

Una maestra è stata sospesa per venti giorni da scuola per aver fatto recitare in classe l’“Ave Maria” e aver fatto costruire un rosario. È successo a San Vero Milis, in provincia di Oristano, e l’insegnante della scuola primaria del paese non sa se essere più allibita o dispiaciuta.

Si è trattata di un’esercitazione fatta in classe in previsione del Natale: i bambini stavano costruendo un piccolo rosario inanellando piccole perline.

Due mamme, però, non hanno gradito l’iniziativa e hanno protestato rivolgendosi al preside e all’ufficio scolastico, che hanno accolto il loro dissenso. La maestra di 58 anni, Marisa Francescangeli, si è così vista notificare i primi giorni di marzo la sospensione per venti giorni con annessa riduzione dello stipendio.

«Non credo di aver commesso mancanze gravi. Mi pare di vivere un incubo. Farò ricorso» ha preannunciato l’insegnante. Al suo fianco si sono schierate anche molte mamme: «Non siamo d’accordo e non siamo state interpellate. È una punizione eccessiva, oltretutto ricevuta dopo un processo sommario». Marisa Francescangeli ha raccontato al quotidiano L’Unione Sarda che cosa è accaduto quel giorno: «Quel giorno sostituivo un mio collega assente, ho realizzato con i ragazzini il rosario e poco prima di uscire abbiamo detto il Pater e l’Ave. Nelle mie classi tutti gli scolari, con il consenso dei genitori, partecipano all’ora di religione. Poi sono stata convocata per incontrare le due mamme che non erano state d’accordo. Mi sono persino scusata, ma evidentemente non è stato sufficiente». 

Il provvedimento di sospensione ha avuto corso quando la maestra è rientrata a seguito di un periodo di malattia e non è stato revocato neanche dopo la richiesta del sindacato, che riteneva non corretta una procedura che non aveva consentito all’insegnante di motivare il suo comportamento né di presentare controdeduzioni.

«Mi sono dovuta rivolgere a un avvocato, abbiamo chiesto l’accesso agli atti, ricorreremo in tribunale. Non mi accusano soltanto di aver realizzato il rosario e di aver fatto pregare i bambini, ma anche di averli terrorizzati per avere risposto alle loro domande sul fumo spiegando pericoli e danni per la salute».

Le mamme insistono: «Il preside avrebbe dovuto risolvere il caso evitando un provvedimento così duro e proporzionato e avrebbe dovuto non sentire soltanto le mamme che protestavano ma tutti i genitori. È una storia assurda: nella scuola ci sono ben altre cose che non vanno bene. Chiediamo che l’insegnante ritorni subito al lavoro».

Però, attualmente, il preside della scuola non rilascia alcuna dichiarazione.